© Vanity Fair
La Formula 1 è davvero uscita dalla nicchia. Lewis Hamilton apparirà a settembre sulla copertina di Vanity Fair, una delle riviste più rinomate al mondo. Il sette volte Campione del Mondo, intervistato da Chris Heath, ha avuto l’occasione di mostrarsi senza filtri in una bellissima intervista. In cui ha potuto raccontare dei suoi inizi nel motorsport, delle sue lotte contro le discriminazioni fin da bambino, della sua scelta di alimentazione vegana e dei suoi interessi molto diversi da quelli di ogni altro pilota. Qui potrete trovare alcuni degli estratti più belli.
Che Hamilton sia una personalità unica nel mondo della Formula 1 è noto a tutti. E non è stato – né lo è ancora – sempre facile per il pilota di Stevenage. “Non mi sentivo il benvenuto.” ammette. “Non mi sentivo accettato. Dio solo sa quanti piloti dicono: ‘Questo non è ciò che è un pilota di Formula 1. Non è così che ti comporti. Non è così che lo fai. Tatuaggi? No! Un pilota di Formula 1 non ha tatuaggi! Un pilota di Formula 1 non ha personalità né piercing!“.
Ma nella vita Hamilton persegue una filosofia ben precisa: “Ci limitiamo per la maggior parte del tempo. Per così tanto tempo nella mia vita mi sono sentito come se stessi oscurando la mia luce perché mi sentivo a disagio. Ora vivo secondo una citazione di Marianne Williamson: ‘La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre misura“. Parole che il pilota ha tatuato sul petto. “E’ la nostra luce, non la nostra oscurità, che ci spaventa“.
Le discriminazioni contro Hamilton non sono mai mancate, e tante volte hanno rischiato di buttarlo giù. Racconta: “Quando ero a scuola ero dislessico e uno dei pochi ragazzi neri. Gli insegnanti mi dicevano ‘Non sarai mai niente‘. Ricordo di essere stato dietro un capanno, in lacrime, ripetendomi ‘Non sarò mai niente’. E ci ho creduto per una frazione di secondo. Era la cosa più demotivante da sentire. Ma non nutro alcun rancore verso quelle persone, perché mi hanno alimentato“.
Una paura che è stata in parte sconfitta per la prima volta proprio indossando il casco. Delle sue prime sensazioni nei kart dice: “In primo luogo, è come avere un superpotere. Non potevo essere Superman, ma era come il mio mantello. Quando sono salito in macchina, mi sono messo il casco e non sono stato visto diversamente. Non puoi vedere il colore della mia pelle. Mi vedi solo come un pilota. E sono stato in grado di fare cose che gli altri non erano in grado di fare. E non importava quanto fossero grandi gli altri ragazzi, potevo comunque batterli“.
Hamilton racconta, emozionato, dell’ultimo giro del Gran Premio di Turchia del 2020, la gara che gli ha assegnato il settimo titolo mondiale. Dentro al casco, il pilota ha rivisto tutti gli ostacoli che ha incontrato lungo la strada: “[Ho rivisto] solo tutte queste esperienze passate, tutti i dubbi che ho dovuto superare. E’ stata una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Ecco perché ho detto in radio: ‘Questo è per tutti quei ragazzi là fuori’.” Quei ragazzi che sognano l’impossibile.
Proprio in virtù di ciò che ha provato direttamente sulla sua pelle, Hamilton è stato uno degli sportivi più attivi nel 2020 durante le campagne del Black Lives Matter. E soprattutto è stato il primo a utilizzare la Formula 1 per una battaglia così importante: “Nei settant’anni del nostro sport, nessuno si è mai alzato in piedi per nient’altro che se stesso” dice. Ma non è solo questo che rende Hamilton un’icona unica nel nostro sport.
Il pilota Mercedes è infatti uno dei pochi sportivi che ha dimostrato come un’alimentazione vegana possa essere perfettamente adeguata all’impegno fisico richiesto: “Guardavo l’hummus ed ero tipo, ‘Non potrei mai mangiare hummus!’, e lo adoro ora. E’ il mio punto di riferimento ogni giorno. Voglio dire, da allora [da quando ha iniziato il percorso vegano, ndr] ho vinto cinque titoli mondiali. Sono stato più costante di quanto non lo sia mai stato. Quindi basta provare alle persone che si sbagliano. Ed è quello che ho fatto“.
Particolare è anche il forte interesse che nutre per la moda. Tom Brady commenta di lui: “Penso che sia un artista. Penso che veda linee sulla pista che nessun altro può vedere“. Hamilton si sta impegnando soprattutto nel supportare marchi neri emergenti. Proprio come ha fatto durante l’ultimo MET Gala. Impegnandosi anche nel campo imprenditoriale: “Sto creando uno spazio per diventare un imprenditore. Guardando davvero alle start-up rispettose del pianeta”. Un altro campo in cui è forte la sua passione è quello della musica: “Amo così tanto la musica.” dice, “Direi che la musica mi salva ogni singolo giorno“.
Riguardo alla tanto discussa gara conclusiva della scorsa stagione, Hamilton rivela: “Non so se riesco davvero a esprimere a parole la sensazione che ho provato. Ricordo di esser rimasto seduto lì, solo, incredulo. E di essermi reso conto che dovevo slacciare le cinture, dovevo uscire da lì. Dovevo trovare la forza. Non avevo forza. Ed è stato uno dei momenti più difficili che ho vissuto in molto, molto tempo“.
Fuori dalla monoposto ha trovato ad accoglierlo il padre, sempre presente nei momenti più importanti della sua carriera: “Mi ha abbracciato e penso che fosse tipo ‘Voglio che tu sappia quanto sono orgoglioso di te‘. Avere tuo padre che ti abbraccia in quel modo è una delle cose più profonde che abbia mai…” si interrompe, emozionato. In molti ricorderanno il periodo di silenzio che Hamilton ha attraversato dopo quel Gran Premio: “Io di sicuro ho valutato se volevo continuare.” ammette. Riguardo quel periodo, i suoi amici più stretti ammettono che “era in un luogo oscuro“.
Per Vanity Fair Hamilton ammette di avere ancora tanto da dare nel suo futuro, nonostante le molte chiacchiere sul suo ritiro: “Mentirò se dicessi che non avevo pensato di estendere [il contratto attuale, ndr]. Vivere al massimo e vivere al meglio delle tue capacità, aiutare quante più persone possibile nel tempo che hai. Sono ancora in missione, amo ancora guidare, mi sfida ancora. Quindi non mi sento davvero come se dovessi arrendermi presto. Sono costruito in modo diverso. Voglio dire, sono stato costruito per questo. Mi ricorda che le persone ancora non mi conoscono. Anche dopo tutti questi anni. Le persone ancora non lo sanno. Quindi, va bene, vi dimostrerò di nuovo che avete torto“.