gp brasile pagelle

Credit: Colombo Images

Succede di tutto. Verstappen, Gasly e Albon promossi. Ferrari, bocciata, torna a casa col mal di testa

Max Verstappen, 10 – Voto condiviso con il muretto Red Bull, che sforna la migliore strategia per tenere lontano il suo alfiere dai guai. Vive due brividi durante la gara. Il primo dopo la sosta iniziale, quando si ritrova dietro Hamilton che aveva giocato l’undercut. Il secondo dopo la prima Safety Car, quando esce di nuovo dietro al britannico. Ma con gomme nuove, il sorpasso in fondo al rettilineo è una formalità.

Pierre Gasly, 9 – D’accordo la fortuna e le contingenze della corsa, che gli spianano la strada verso il primo podio in carriera. Ma anche in qualifica fa la voce grossa piazzandosi settimo (diventato poi sesto con la sanzione a Leclerc). Ricacciato alla Toro Rosso, non si è dato per vinto riemergendo quando nessuno se l’aspettava.

Carlos Sainz, 10 – Brutto festeggiare il primo podio senza salirci, dal momento che il suo terzo posto viene decretato nelle aule dei commissari e non in pista. Ma che importa: nei libri di storia rimangono i numeri, e quelli dicono che ha rotto il digiuno di podi McLaren che durava dall’Australia 2014. Per di più partendo dal fondo!

Alex Albon, 9 – Gara di sostanza la sua. Gestisce ogni situazione perfettamente e nei giri finali accarezza il sogno di materializzare una storica doppietta Red Bull. Ma l’irruenza di Hamilton rovina ogni speranza. Peccato, sarebbe stato un podio meritatissimo.

Lewis Hamilton, 4 – Patatrac. Anche l’infallibile Lewis si scopre umano e combina la frittata. Per tutta la gara pressa Verstappen e nel finale, con gomme nuove, sprofonda quarto ma s’illude di poter acciuffare il fuggitivo Max. Si libera di Gasly con facilità, poi con Albon… Un errore indegno di un 6 volte iridato.

Charles Leclerc, 7 – Fino al contatto con Vettel, corre benissimo. Rimonta con autorità e con altrettanta veemenza si difende da Bottas. Nella manovra che lo estromette dalla corsa, pare avere meno colpe di Seb, perché Charles in rettilineo non cambia mai traiettoria. Ma il muretto Ferrari spartisce le responsabilità.

Sebastian Vettel, 4 – Gara opaca, per non parlare dell’epilogo. Si fa superare da tutti: da Hamilton al via, da Albon al restart, da Leclerc nelle battute finali. Cerca di replicare in rettilineo, ma la manovra con cui si sposta a sinistra sembra palesare le solite lacune di Vettel nei corpo a corpo. E stavolta il danno va a detrimento della squadra, oltre che di se stesso. Perde matematicamente la terza piazza in campionato e anche la quarta sembra un miraggio.

Valtteri Bottas, 5 – Inconsistente per tutta la gara, finché la power unit non solleva bandiera bianca mettendo fine all’agonia.

GLI ALTRI

Kimi Raikkonen, 7 – Come il compagno, zitto zitto sigla il miglior piazzamento per l’Alfa che vale oro in ottica costruttori. Antonio Giovinazzi, 7 – Quinto posto che sa di boccata d’ossigeno dopo il rinnovo con Alfa Romeo; Daniel Ricciardo, 6 – Media tra un errore da 4 con Magnussen (che comunque è un cliente scomodo) e una rimonta convincente. Non fosse per lui, la Renault sarebbe naufragata.

Lando Norris – 6; Sergio Perez – 6; Daniil Kvyat – 5; Kevin Magnussen – 5; George Russell – 6; Romain Grosjean – 4,5; Nico Hulkenberg – 4; Robert Kubica – 5; Lance Stroll – 4.