Formula 1 | GP Messico 2017: analisi dell’Autodromo Hermanos Rodriguez

GP Messico 2017: analisi dell'Autodromo Hermanos Rodriguez

© Force India press area

In seguito alla tappa di Austin, il Circus iridato si è spostato questo weekend nel vicino Messico, che per il 18esimo round della stagione 2017 ospiterà il locale GP sull’Autodromo Hermanos Rodriguez, impianto costruito nel parco pubblico Magdalena Mixhuca nella zona est di Città del Messico.

Si tratta di un circuito che è intitolato alla memoria dei fratelli Rodriguez, Ricardo e Pedro, e che è tornato in calendario in seguito alla prima edizione ufficiale del 1962 solamente dal 1986 al 1992, quando gli organizzatori locali valutarono le condizioni dell’asfalto decisamente non all’altezza agli standard di sicurezza. Grazie a diversi lavori di ammodernamento questo tracciato è ritornato a ospitare le monoposto più veloci del mondo a partire dalla stagione 2015, vinta da Nico Rosberg.

Lungo 4,304 km e con ben 17 curve all’attivo, presenta la peculiarità di essere posizionato a 2300 metri di quota, il che rappresenta una bella sfida per piloti e monoposto dal momento che l’aria rarefatta crea alcuni problemi a livello aerodinamico e motoristico.
Ma come si guida sull’Autodromo Hermanos Rodriguez? Scopritelo con noi al volante della Force India VJM10 dell’eroe locale, Sergio Perez!

GP Messico 2017: analisi dell'Autodromo Hermanos Rodriguez

PRIMO SETTORE: Al termine del lungo rettilineo dove si raggiungono elevatissime velocità di punta oltre i 340 km/h ci si attacca ai freni molto tardi, in prossimità del cartello dei 50 metri. Qui si scala dall’ottava marcia fino alla quarta e si inserisce la monoposto nella prima variante, che prima svolta verso destra, poi a sinistra e infine di nuovo a destra, immettendosi nel secondo rettifilo dove è possibile utilizzare il DRS. La velocità da tenere è poco più di 140 km/h in ingresso, che aumenta fino a 170 km/h nel cambio di direzione per poi oltrepassare i 200 orari in uscita di curva, in modo da arrivare al massimo delle prestazioni verso il secondo settore.

GP Messico 2017: analisi dell'Autodromo Hermanos Rodriguez

SECONDO SETTORE: La seconda parte della pista del Messico è contraddistinta dalla cosiddetta “zona dello stadio”, da affrontare innanzitutto con una forte staccata alla curva 4: dagli oltre 300 km/h si riduce la velocità a meno di 100 orari, sufficienti per aggredire la successiva curva 5 e il tornantino numero 6, da percorrere in terza a poco meno di 120 km/h. Qua si riaccelera nuovamente in modo da affrontare al meglio la parte successiva del circuito messicano: qua sono localizzate una serie di curve in successione che richiedono un buon bilanciamento aerodinamico ma anche un’ottima velocità di punta, assestata ad oltre 250 km/h in settima marcia e che permette di uscire dall’ultima svolta, la 11, a tutta velocità verso l’ultimo settore dell’Autodromo.

GP Messico 2017: analisi dell'Autodromo Hermanos Rodriguez

TERZO SETTORE: Prima dell’ultima, contorta, parte dell’Hermanos Rodriguez bisogna attaccarsi ai freni e inserire la nostra monoposto nella curva 12, dove si scala dall’ottava marcia fino alla terza per poi riaccelerare prontamente verso la 13. Questo è un piccolissimo tornantino che ci porterà all’uscita di quella che è l’arena principale dove piloti e vetture sono al centro dell’attenzione, quindi verso le ultime curve 16 e 17 che rappresentano la famosa Peraltada, rifinita nei cordoli, nella percorrenza e nelle condizioni del suo asfalto. In ingresso siamo in quarta a 130 km/h, ma in poco tempo inseriremo tutte le restanti marce, azioneremo il DRS e ci lanceremo sotto la bandiera a scacchi, incitati dagli applausi dei tifosi messicani. Bel lavoro!