Formula 1 | Due pesi e due misure nelle penalità?

Formula 1 | Due pesi e due misure nelle penalità?

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Spesso sentiamo dire che in Formula Uno vengono usati “due pesi e due misure”.  Questa frase emerge nei confronti dei piloti a seconda del team di cui fanno parte, o proprio per il team. L’ultima occasione è legata ai cerchi Mercedes “non completamente illegali” secondo la FIA. Ma andiamo ad analizzare alcune situazioni.

Non rispetto della velocità sotto bandiera rossa

L’esempio più recente in assoluto è legato a Sebastian Vettel ed alla sua Ferrari nel Gran Premio degli Stati Uniti. Durante le FP1 Charles Leclerc arriva lungo e, rientrando, sporca la pista con la ghiaia della via di fuga. Essendo una zona relativamente veloce viene chiamata la bandiera rossa per pulire, ma nel giro di rientro Vettel non rallenta a sufficienza. Non è la prima volta che accade una cosa del genere in F1, e alla fine delle FP2 si apprende che Vettel avrà una penalità di 3 posizioni in griglia per aver violato l’articolo 31.6 del regolamento. Una cosa simile, in realtà, è accaduta nel Gran Premio d’Australia nei confronti di Daniel Ricciardo: anche lì l’australiano non ha rispettato, seppur di poco, il tempo minimo, e per questo è stato penalizzato.

Formula 1 | Due pesi e due misure nelle penalità?
MELBOURNE, AUSTRALIA – MARCH 25: Daniel Ricciardo of Australia driving the (3) Aston Martin Red Bull Racing RB14 TAG Heuer on track during the Australian Formula One Grand Prix at Albert Park on March 25, 2018 in Melbourne, Australia. (Photo by Mark Thompson/Getty Images)

Essere in traiettoria di un altro pilota

Anche qui, prendiamo come esempio Sebastian Vettel nel Gran Premio d’Austria. Durante la seconda sessione di qualifiche, Vettel ha rallentato dopo il suo giro, ed in curva 1 era nella traiettoria. Carlos Sainz si è trovato alle sue spalle ed ha dovuto eseguire una manovra evasiva per non colpirlo. Entrambi i piloti sono passati in Q3, ma Vettel è stato penalizzato con tre posizioni in griglia per aver violato l’articolo 31.5 del regolamento. Qui, per avere un confronto, torniamo al 2017, precisamente al Gran Premio del Messico, con Valtteri Bottas e Max Verstappen.

Verstappen era stato accusato di aver rallentato Bottas nel suo giro lanciato, ma il tutto si concluse con un “no further action” in quanto Verstappen non era in traiettoria. Un altro esempio potrebbe essere il Gran Premio del Belgio 2018, dove durante le prove libere Bottas non si è accorto di Vandoorne, costringendolo ad andare sull’erba e facendolo finire in testacoda. In quel caso il tutto si era concluso con una reprimenda, in quanto si era nelle prove libere e non durante una sessione di qualifica o di gara.

Formula 1 | Due pesi e due misure nelle penalità?

Per concludere

Quello che emerge, non è una applicazione con due pesi e due misure delle penalità da parte della FIA, quanto piuttosto delle situazioni diverse. Ogni “incidente” ha una sua dinamica ed un suo svolgimento, che non è mai uguale ad un altro, sebbene si possano trovare delle similarità. Il compito dei commissari, ovviamente, è quello di giudicare in modo più corretto possibile, anche basandosi su altri avvenimenti simili. La differenza di giudizio, però, non è legata al colore della macchina o al nome del pilota, quanto piuttosto a tutta una serie di elementi che noi non sempre vediamo: in particolare telemetria, immagini, situazioni esterne che influenzano l’evento.

Andando ad analizzare le singole situazioni si può vedere che se le penalità sono diverse, è dovuto al fatto che la situazione era oggettivamente diversa. Non sempre chi non fa parte se ne accorge, dato che una differenza dipende da piccole cose che magari sfuggono ad un occhio non allenato.

Ovviamente si può accusare di imparzialità la FIA ed i commissari, in particolare per creare polemica, ma il loro è il lavoro più duro. Come gli arbitri di calcio, i commissari delle gare sono spesso vittima di offese immotivate, in quanto stanno solo eseguendo il loro lavoro.