Fernando Alonso: altro che allarmismi, è felice in McLaren!

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Come in una partita di calcio, prima di sparare sentenze, bisogna analizzare non solo i fatti reali, ma anche tanti e possibili fattori che andranno inevitabilmente a modificare il verdetto finale. Se prendiamo i tempi visti in occasione dei primi test di Jerez de la Frontera, la situazione che i nostri occhi osservano è questa: la McLaren è una monoposto rovinosa mentre Sebastian Vettel fa volare la Ferrari. Questo è quello che vediamo, ma che il nostro cervello ha le capacità per analizzare in maniera differente. Per la MP4-30 motorizzata col propulsore Honda, quella di Jerez de la Frontera è stata la seconda uscita (dopo i test di Abu Dhabi di fine 2014) e, sullo stile della Red Bull lo scorso anno, quando anche a Milton Keynes si stava sperimentando il V6 Turbo di nuova concezione, la McLaren ha sofferto di problemi di gioventù del motore.

Non c’è stato tempo di pensare alla prestazione: per la MP4-30 era importante coprire chilometri per prendere confidenza con la power unit giapponese. Nonostante tutte quelle che potrebbero sembrare delle aggravanti, Fernando Alonso è contento e rilassato, come non lo si vedeva da tempo. Ma perché?

Tempo prima del primo giorno di prove a Jerez, Fernando Alonso ha mostrato ad alcuni personaggi chiave della sua cerchia privata un disegno della MP4-30 eseguito da Peter Prodromou, ingegnere inglese di origine cipriota ex Red Bull, che ha lavorato per anni con Adrian Newey, in qualità di suo braccio destro. La monoposto inglese è apparsa estremamente sfilata, e in un certo senso, ricordava la serie di Red Bull che hanno aiutato Vettel nella conquista dei suoi titoli mondiali. Prodromou è uno degli uomini chiamati a Woking per permettere alla vettura britannica di tornare ai fasti dei successi di fine anni ’80, quando al volante della McLaren, motorizzata Honda, siedevano due leggende della Formula 1 come Ayrton Senna e Alain Prost.

La cosa più difficile da concretizzare riguarda il lavoro di integrazione tra MP4-30 e motore Honda, con i tenici giapponesi che sono stati obbligati a incastrare il proprio propulsore in così poco spazio, una tecnica che i team avversari, come Mercedes, Red Bull e Ferrari, hanno già affinato nella passata stagione con i rispettivi fornitori di propulsori. Ma uno dei motivi che ha convinto Fernando Alonso ad abbracciare la causa della McLaren-Honda passa anche dal lato umano del team. La situazione, rispetto al 2007, è notevolmente cambiata: la McLaren non è più il team chiuso, composto al 90% da personale inglese, compresi i dirigenti e i piloti. La potremo definire come una piccola multinazionale, composta da ingegneri giapponesi, un direttore francese, un pilota spagnolo e un’addetta stampa italiana, in attesa di un altro rappresentante del Bel Paese, Andrea Stella, ingegnere originario di Orvieto, ex Ferrari, che ha deciso di seguire Fernando Alonso nella sua avventura a Woking.