Daniel Ricciardo si rivela in un documentario per la TV australiana

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Daniel Ricciardo, il pilota-rivelazione del 2014, dopo un’esplosiva stagione brillantemente affrontata in qualità di top driver, si racconta nel corso di un documentario promosso da ESPN per la serie “Aussies Abroad” (“Australiani all’estero”) in cui è intervistato dal giornalista Jason Bennett, rivelatosi un suo grande fan. Il documentario si articola in due ore, durante le quali vengono mostrate interviste degli anni scorsi fino al 2011, anno del suo debutto in Formula 1, e altre clip anche divertenti, dove si racconta lasciandosi guidare dalle emozioni e contaminandole con il suo emblematico sorriso e la sua risata contagiosa.

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Bennett è andato a trovare Daniel Ricciardo nella sua casa monegasca e, oltre ad aver colto l’occasione per fare un giro di pista, ha chiesto al 25enne australiano se avesse mai usato il proprio nome come escamotage e con grande sorpresa Ricciardo ha risposto di sì, per poi raccontare un aneddoto dal quale affiora il lato del Ricciardo sognatore, ma anche scaltro e un po’ spavaldo.  «Mi è capitato non molto tempo fa, ad essere onesto– ha rivelato il 25enne – Non è stato un qualcosa di pianificato, di solito mi piace restare fuori dai radar. Non mi pubblicizzo fuori dalla pista. Ma ero qui a Monaco ed un poliziotto mi ha fermato. Era per un controllo casuale, di routine, non avevo fatto niente. Mi ero dimenticato di aggiornare la registrazione, e lui mi ha chiesto se potevo fargli vedere la patente, ma non ce l’avevo con me in quel momento. Non era molto sorpreso…per farla breve, mi ha chiesto, ‘che cosa fai?’. Ero un po’ imbarazzato, ma ho messo il braccio fuori dal finestrino, gli ho sorriso e ho detto, ‘Sono un pilota di Formula 1′. Lui mi ha risposto chiedendomi per quale team corressi, e io gli ho risposto che sono della Red Bull. È tornato in macchina, forse dopo aver fatto una ricerca su Google o qualcosa di simile, ma è tornato, mi ha sorriso, e ha detto, ‘va bene, puoi andare, buona giornata’. Ero felice. Tutti i miei sogni sono diventati realtà. Mi sono sentito un po’ colpevole, ma doveva essere fatto. »

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Un altro episodio molto significativo per Ricciardo è avvenuto su Twitter, più precisamente quando pubblicò il motivo della sua scelta caduta sul numero da corsa 3. Daniel lo scelse non solo perché era il suo primo numero da corsa ai tempi del karting, ma anche per la profonda ammirazione nutrita nei confronti di Dale Earnhardt Sr, sette volte vincitore della Nascar Sprint Cup Series. Dale Earnhardt Jr, il figlio dell’ex pilota, rispose a Daniel. «Mi ha fatto venire la pelle d’oca – ha detto Ricciardo a riguardo –  perché non avrei mai potuto pensare che Dale Earnhardt Jr sapesse chi sono, per non parlare della risposta su Twitter. Di solito non mi emoziono a tal punto, ma quando mi ha contattato mi sono entusiasmato! »   

Oltre ad avere un lato da ammiratore che si emoziona dietro la tastiera e lo schermo di uno smartphone, ha rivelato di essere un pilota medio al volante di una macchina normale. «Non sono la persona migliore del mondo a parcheggiare. Una vettura di F1 è unica…per giunta nell’abitacolo ci si sdraia! Quando mi siedo sul sedile di una macchina stradale, non ho il bisogno di andare veloce. Non ho il bisogno di sfiorare il muro all’uscita di una curva. » 

Ricciardo ha inoltre dichiarato di essere un fan del motorsport a 360 gradi, di apprezzare soprattutto la NASCAR.  «Mi piacciono tutti gli sport motoristici, a due e quattro ruote. Bathurst sarebbe fantastica (vi si svolge la Bathurst 1000, una delle gare più celebri del V8 Supercars). Ma se dovessi sceglierne una, direi la 500 miglia di Daytona. Sono un grande fan della NASCAR, sin da bambino. Poi direi la 24 ore di Le Mans. Tutte le persone con le quali ho parlato mi hanno detto che va fatta almeno una volta nella vita

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D’obbligo è un tuffo nella storia della F1 per sapere quale pilota è ritenuto il migliore da Daniel. L’australiano ha risposto facendo il nome di Ayrton Senna, risposta ovvia, la stessa che darebbe il 90% dei fans. Nonostante ciò Ricciardo ha voluto distaccarsi dalla leggenda paulista, e ha anche citato Mario Andretti. «Quel ragazzo ha praticato molte discipline: Formula 1, IndyCar e anche la NASCAR credo! Ha preso parte a molti campionati e tutti nella stessa stagione, cosa che attualmente non si fa. E ha avuto successo in ogni categoria, quindi da questa prospettiva mi ha davvero molto, molto colpito.» Altre sfaccettature del poliedrico Ricciardo si osservano mentre racconta del proprio viaggio alla volta dell’Europa quando aveva appena 17 anni, e non sapeva cosa aspettarsi. Due anni fa riteneva di aver ottenuto il massimo parallelamente al proprio potenziale, ma ora che è avanzato di migliaia di miglia, è motivato e sente di avere tanti altri obiettivi da raggiungere.

Il documentario è arricchito da citazioni più o meno famose dei piloti di F1, per conferire un carattere di eternità, una costante, un punto fermo nel flusso ininterrotto del progresso tecnico della F1.