Dall’autobiografia di Mark Webber: «Con Vettel ora ho un buon rapporto»

Credits: Red Bull Content Pool

Multi 21, per citarne una. Quei volti tesi nel retropodio del GP Malesia 2013 sono indimenticabili e impagabili per tutti i tifosi. Il volto deluso di un furioso Mark Webber di fronte ad un Vettel fiero ma privo di lodi hanno strappato un sorriso a tutti noi. Ci hanno inevitabilmente indotto a prendere le parti della seconda guida e guardare il campioncino tedesco come l’eroe nero dipinto, se vogliamo, come lo spietato di turno e mille volte più cattivo di quanto lo fosse veramente. Webber per il resto della sua ultima stagione non ha mai accennato un gesto affettuoso nei confronti del compagno di squadra, data la convivenza quasi impossibile con uno come lui, disposto ad andare contro persino a chi era dalla sua parte.

Ora, però, Webber corre per la Porsche e si è anche dedicato alla stesura di un libro incentrato sulla propria carriera motoristica. Nelle pagine dell’autobiografia è riservato ovviamente uno spazio a Sebastian Vettel e, al contrario di quanto potremmo aspettarci, l’Aussie Grit rivela che tra i due si è instaurato un buon rapporto di reciproco rispetto. Fattore determinante di questa svolta sarebbe l’assenza di Webber nella squadra di Vettel. «Indipendentemente dal fatto che guidi per Red Bull o meno –confessa Webber a motorsport.com– penso che il rapporto abbia preso una piega positiva. In Red Bull invadevamo reciprocamente i nostri spazi, pertanto non era una situazione facile da gestire. Abbiamo imparato moltissimo su di noi, io alla fine della mia carriera e lui all’inizio della propria. Le cose sono cambiate velocemente nel nostro rapporto, in particolare nel modo in cui competevamo l’uno contro l’altro. Ora sono fuori dalla F1 e le cose continuano a mutare velocemente. Non ho comunque molti nemici nella mia vita, anzi nessuno. Abbiamo un buon rapporto di reciproco rispetto. Se devo proprio dirlo, anche quando gareggiavamo avevamo un buon rapporto ma ora è migliore.»

La sincerità prima di tutto. Mark Webber avrebbe persino parlato con Dietrich Mateschitz e Sebastian durante la scrittura del libro, che prima di tutto vuole essere lo specchio delle emozioni che frullavano nella mente dell’ex pilota di Formula 1. «Il libro è stato il puro riflesso di ciò che provavo in quel periodo, di cosa accadeva in quegli anni della mia carriera in F1. Non è un riflesso di Red Bull in sè, bensì di Milton-Keynes, il race team. Grazie a questa esperienza intrapresa- dalla quale inizialmente non era attratto- l’australiano ha potuto riavvolgere il nastro della propria carriera, spesso incorrendo in nodi da sciogliere. Un esempio è il difficile racconto di cosa accada in un team a livello di relazioni, coesione e sintonia. «E’ stato un momento di test per molti di noi, ed ecco perché ho dovuto spiegare tutto nei dettagli.»