Addio ad Antonia Terzi, ingegnera italiana nella F1 degli anni 2000
La Formula 1 piange Antonia Terzi, ingegnere aerodinamico della Ferrari di Schumi
Antonia Terzi aveva appena cinquant’anni. E’ deceduta in un incidente stradale in Inghilterra, lasciando un vuoto dolorosissimo in tutti quelli che l’hanno conosciuta ai tempi in cui lavorava in Formula 1. Era difficile non notarla nel paddock. Soprattutto perchè una bionda in divisa ufficiale spesso è un’addetta alla comunicazione, una “public relation” manager o una semplice figura di rappresentanza.
E invece questa giovane ingegnera emiliana, nata in piena Motor Valley ed esperta di aerodinamica, era un elemento chiave del team Ferrari più vincente della storia. Quello composto da Todt, Schumacher, Brawn, Byrne per intendersi, che proprio agli albori del nuovo millennio si apprestava a portare a Maranello un irripetibile successione di vittorie.
IL PASSAGGIO IN WILLIAMS E L’AZZARDO DEL “TRICHECO”
Era tanto brava, Antonia, che appena trentenne Patrick Head decise di portarla via dalla Ferrari per rinforzare la sua zoppicante compagine di Grove. La Terzi contribuì allo sviluppo della FW25, grazie alla quale Montoya sfiorò il titolo nel 2003. Ma soprattutto concepì per il 2004 la FW26, la celebre Williams col muso a tricheco.
Questa vettura, dotata di un anteriore molto largo e corto, avrebbe dovuto godere di un maggior flusso d’aria nella zona inferiore, con conseguente incremento del carico aerodinamico. Purtroppo questa soluzione così innovativa non funzionò mai. Addirittura nel finale di stagione fu deciso di abbandonarla del tutto e tornare ad un muso tradizionale.
Fu la sconfitta di Antonia, a cui nessuno affidò più in Formula 1 incarichi di rilievo, mostrando una severità che poche volte è stata riservata ad un tecnico di simile valore.
LA BRILLANTE CARRIERA DOPO LA FORMULA 1
Non per questo la Terzi rinunciò alla sua creatività. Fu apprezzatissima ricercatrice all’università di Delft, in Olanda. Poi responsabile del settore aerodinamico della Bentley, infine professoressa dell’Università Nazionale di Canberra.
Tutti incarichi di prestigio, ottenuti in ambienti prevalentemente maschili e presso istituzioni anglosassoni. Per una donna italiana difficile pensare a un riconoscimento più significativo. Di qualità umane e prefessionali indiscutibili. In un momento così triste resta motivo di orgoglio per tutti gli appassionati italiani.