Stefano Domenicali: «La base di partenza della F14 T è buona; Raikkonen maturato»
Prudenza e ottimismo per la stagione 2014 di Formula 1. Dopo i primi test in Spagna, il punto con Stefano Domenicali
«Adelante, presto, con juicio», diceva il cancelliere Antonio Ferrer al cocchiere Pedro incitandolo ad avanzare fra la folla in un brano dei Promessi Sposi, il capolavoro di Alessandro Manzoni. La stessa prudenza, accompagnata da un sano realismo e dalla consapevole fiducia nella propria squadra, caratterizza l’approccio di Stefano Domenicali alla stagione di Formula 1 che sta per cominciare. «Sono sempre prudente, non certo per paura di dire quello che penso ma perché so bene come le cose cambino in fretta in questo sport – ha detto il team principal della Ferrari a ferrari.com – A Jerez abbiamo visto che la base di partenza della F14 T è buona: risponde bene alle modifiche, i dati fondamentali rispondono ai parametri che avevamo definito in galleria del vento e non abbiamo avuto sorprese negative».
Ha continuato il team principal della Ferrari: «Ovvio che c’è ancora molto da lavorare perché era impossibile debuttare con una monoposto perfetta in una stagione così ricca di cambiamenti. Sarà un inizio di campionato pieno di incognite ed è prestissimo per fare qualsiasi tipo di previsione: credo che cominceremo a capire qualcosa solamente nell’ultimo test in Bahrain. L’ottimismo che ho deriva dalla consapevolezza che sappiamo quali sono i fronti su cui dobbiamo operare: la prudenza è sempre buona consigliera ma ciò non vuol dire che le persone che sono impegnate su questo progetto non abbiano la carica giusta e la voglia di dimostrare ai nostri avversari quanto bene riusciamo a fare le cose alla Ferrari. Devo dire che la cosa che più mi ha fatto piacere è stato l’atteggiamento della squadra perché tutti sono uniti nell’affrontare i problemi e nel cercare di risolverli, consapevoli che la sfida che abbiamo di fronte è impegnativa ma affascinante».
Tante parole dal settembre scorso sono state spese sulla coppia dei piloti Ferrari del 2014, che vede per la prima volta dal 1953 due campioni del mondo riuniti nello stesso box rosso. «La nostra è stata una scelta razionale, basta sull’esigenza di avere una coppia di piloti esperti ed è stata pensata esclusivamente con l’obiettivo di fare il bene della Ferrari: spero che la pista confermerà che sia stata quella giusta – ha spiegato Domenicali – La loro gestione? Le scelte vanno sempre ben ponderate ma vanno prese per quello che sono: scelte sportive prese per cercare di raggiungere l’obiettivo della squadra, il cui interesse viene sempre prima di tutto. Quando in passato abbiamo preso certe decisioni lo abbiamo fatto sempre con questo spirito».
È passato qualche anno dall’ultima apparizione in Rosso di Raikkonen e Domenicali è sicuro che il finlandese sia molto cresciuto, personalmente e professionalmente: «Ho trovato un Kimi più maturo ed affiatato con la squadra: viene a Maranello quasi ogni settimana per lavorare insieme ai tecnici – ha aggiunto – Conosce il suo valore e sa in che team è tornato e che sfida deve affrontare avendo a fianco un campione del mondo come Alonso, per cui nutre rispetto e con cui deve integrarsi.
Fernando è un pilota estremamente intelligente ed è riuscito a stare davanti con qualsiasi vettura abbia corso: ha una capacità d’interpretazione e di visione delle corse straordinarie e credo che potrà avvantaggiarsi del nuovo regolamento che imporrà di gestire in maniera differente certe fasi di gara. Ce lo teniamo ben stretto, anche perché abbiamo deciso di investire su di lui da tanto tempo».
Il 2014 rappresenta un anno di svolta per la Formula 1 dal punto di vista tecnico con l’introduzione di un power train completamente inedito. Dopo il primo test di Jerez de la Frontera si sono levate autorevoli voci preoccupate per il futuro immediato cui Domenicali risponde con il suo consueto realismo: «Anche in questo caso è bene non precipitare le valutazioni, fermo restando che è sbagliato darsi la zappa sui piedi e che la propensione all’autodistruzione non serve a nulla: ogni volta che c’è stato un cambiamento c’è stata discussione, com’è ovvio che sia. Abbiamo fatto solamente un test dove non abbiamo avuto mai più di quattro o cinque macchine contemporaneamente in pista: aspettiamo di averne ventidue prima di dire che è tutto sbagliato. Una volta scelta una strada bisogna portarla avanti costruttivamente. Poi, se dopo un certo periodo di tempo, vedremo che manca davvero un elemento emozionale come il suono del motore allora vedremo come reagire».
Quindi il mancato suono del propulsore non potrà essere una scusa per l’allontanamento degli appassionati dalla Formula 1: «Personalmente non credo che sia questo aspetto ad allontanare la gente dagli autodromi: preoccupiamo piuttosto della complessità dell’evento Gran Premio e, dal punto di vista strategico, di come agganciare i giovani al nostro sport, che oggi ha uno zoccolo duro di fan fra i 35 e i 50 anni. Bisogna tornare ad far vedere l’automobile come un tema aspirazionale e non soltanto come un mezzo di trasporto, che nulla aggiunge all’esistenza di ciascuno di noi».