Credits: Williams Racing Twitter.com
Eppure oggi saremmo dovuti essere qui a commentare con grande attesa e curiosità l’arrivo di un anno in cui tutto cambiava: telai, pneumatici, regolamenti. E invece ci si è messa di mezza l’emergenza sanitaria più grave degli ultimi 100 anni per spostare tutto in avanti di dodici mesi. E così, questo nuovo anno che è arrivato e che porterà un nuovo Mondiale di F1, pare un trampolino verso il 2022. Quello dove ci saranno i veri cambiamenti
Sainz, Mazepin, il ritorno di Alonso, Schumi junior. Dentro gli abitacoli non si può dire che non mancherà il materiale. Lo spagnolo arriva alla Ferrari, ampiamente annunciato mesi fa, andando a costituire la coppia più giovane a Maranello dal 1968, e l’ultima senza campioni del mondo in rosso dal 2007 (Raikkonen-Massa, con il finlandese che quell’anno conquistò il titolo). Non viene certo per fare il gregario, e Leclerc avrà di che vigilare in casa propria se non vuol perdere la leadership. Chi cambia parecchio è la scuderia figlia, la Haas, che schiera al via due nuovi piloti dopo il benservito dato a Grosjean e Magnussen.
Dentro Mazepin, russo che non è partito proprio col piedino giusto in queste settimane almeno sui social, che porta però in dote tanti dané che alla scuderia di Steiner fanno più che comodo, e Schumi junior, di cui subito sotto. A 40 anni siamo invece tutti curiosi di rivedere in sella Alonso. La Renault cambia nome (Alpine) e colori (sarà blu), e vedremo se lo spagnolo saprà ancora cantare in mezzo a tutti questi giovanotti.
E appunto lui, forse il più atteso: nove anni dopo, tornerà uno Schumacher in Formula 1. E’ Mick, il figlio del 7 volte iridato, ma per favore, nessun paragone. Stesso sangue, due percorsi e due epoche diverse, comunque. Non facciamo l’errore fatto con Vettel: ecco un tedesco in Ferrari, si diceva, evviva evviva. Poi è andata maluccio. Qui è addirittura peggio, perché il cognome è lo stesso, la classe chi lo sa, di certo ci sarà impegno e meticolosità per rincorrere un sogno chiamato Maranello.
Binotto non si è per nulla nascosto: Schumi junior guida in ottica di un trasferimento in rosso, quando lo dirà il tempo. E la Ferrari, appunto: poche modifiche, nonostante le tante ore di lavoro previste in galleria del vento. Un retrotreno su cui spendere gettoni, perché si cambierà già di suo, come la FIA ha imposto, per alleviare la pressione sulle gomme posteriori. Poco altro, poi: se non, finalmente, un motore nuovo che da tempo sta girando al banco e che, vivaddio, potrebbe riportare la nuova SF21 sui livelli della SF90.
La Racing Point va in soffitta, insieme al suo rosa: come già noto, la Aston Martin sarà non solo sponsor Red Bull, ma scuderia vera e propria. Tutto è ancora da svelare, ovviamente, ma Sebastian Vettel passerà dal rosso al verde, colore della nuova livrea. Il marchio torna come scuderia di Formula 1 dopo sessant’anni, e per il tedesco ci sono solo rivalsa e riscatto da cogliere, dopo la peggior annata della sua vita. Stroll, il figlio di papà che gli correrà di fianco, però, sarà un’altra bella sfida che comunque un quattro volte campione del mondo proprio non dovrebbe temere. E poi loro: Lewis contro Max. Sì, possiamo già dirlo. L’ottava meraviglia che l’inglese insegue, per superare Schumacher padre, pare alla portata. Vedremo se Super Max, maturo e finalmente pronto al titolo, riuscirà dove solo Nico Rosberg è arrivato nel 2016: finire davanti a quel cannibale col numero 44.