Credits: @SchumacherMick (Twitter)
I media hanno posto la loro attenzione su Mick Schumacher fin dal primo giorno in cui il tedesco ha deciso di intraprendere la stessa carriera del padre. Ma Mick non è Michael, e nonostante l’eredità che porta con sé la curiosità generale dovrebbe essere più focalizzata sul ragazzo. Ed è quello che hanno fatto quelli di Crash.net interrogando il classe ’99 sulla sua vita intorno alla Formula 1.
Il giovane pilota legato alla FDA ha esordito nella massima categoria l’anno scorso alla guida della Haas, dopo che nel 2020 era riuscito ad accamparsi il titolo della Formula 2. La VF21 si può dire essere stata la monoposto meno competitiva della griglia, ma ha dato la possibilità a Mick di correre accumulando esperienza senza alcuna pressione – se non quella del confronto (stravinto) con il compagno di squadra.
“Quello della Formula 1 è un ambiente in cui mi sento a mio agio – è familiare, e posso dirmi contento del mio debutto. Penso che siamo riusciti in alcune cose come qualche sporadica presenza del Q2, e più in generale siamo stati capaci di crescere durante tutto l’anno. È vero, ci sono mancati i punti ma stiamo spingendo per arrivare anche a questo obiettivo”.
“Credo che la rivalità con Mazepin sia stata raccontata in modo esagerato. Certo, ogni pilota è competitivo e sono dell’idea che non siamo i soli compagni squadra che hanno vissuto questo tipo di problemi. Entrambi lavoriamo cercando di raggiungere lo stesso goal – andare avanti tentando di migliorarci”, le parole di Schumacher.
Essere al di fuori dei riflettori in termini di competitività è stato d’aiuto? “Direi di no. Direi che sarebbe stato meglio essere capaci di lottare per i punti. Forse avrebbe comportato una maggior pressione, e forse saremmo andati incontro a maggiori difficoltà ma preferisco delle secchiate d’acqua fredda di tanto in tanto per mettermi alla prova”. Ed è stato frustante? “Abbiamo accettato la cosa abbastanza presto, sapevamo quello che ci saremo trovati davanti. Principalmente l’impegno era già rivolto al 2022, per quando speriamo di trovarci nella posizione di lottare ogni fine settimana”.
“Avere il supporto di Sebastian è fantastico. È più di un mentore, è un amico. Ed è una cosa molto importante per me. Anche Lewis [ndr. Hamilton] è una persona aperta a darmi dei consigli. Abbiamo avuto modo di parlare di parlare di corse ma anche di cose più amichevoli (e private)”.
Pensare che molti di loro hanno corso contro Michael pare una cosa surreale per molti, e per certi versi anche per lui: “Pensare che loro hanno corso contro due generazioni di piloti è una situazione che deve sembrare surreale pure per loro. Deve farli sentire come se fossero ormai da un po’ in questo sport. Sfortunatamente non ho avuto modo di battagliare davvero con loro, ma spero di avere l’occasione di ripagare il favore“.
La squadra di Maranello rappresenta certamente un pezzo di vita per Mick. Per il passato sì, ma soprattutto per il suo stretto rapporto con la Rossa siglato dalla sua presenza in FDA. Circostanza che non può non far sognare. “Penso che correre per la Ferrari sia il sogno di chiunque. Però in questo momento i miei pensieri si concentrano sul fare bene con la Haas, di mettere insieme una vettura migliore da cui tirar fuori il massimo”.