Credits: Mercedes press area
Si è espresso così il sette volte Campione del Mondo riguardo a “We Race As One“, il progetto lanciato nel 2020 dalla Formula 1 con lo scopo di raggiungere diversità e inclusione. Protagonisti in prima persona ovviamente tutti i venti piloti che prima di ogni Gran Premio si inginocchiavano per mostrare la loro solidarietà, su tutti proprio l’alfiere della Mercedes e Sebastian Vettel che indossavano magliette con messaggi ben precisi.
Nonostante questa procedura sia stata sospesa, dopo i fatti occorsi lo scorso weekend al Red Bull Ring, questo tema è tornato prepotentemente d’attualità, con Lewis che si è detto disgustato da quanto accaduto. “Bisogna impegnarsi maggiormente all’interno del nostro sport perchè ciò si riflette anche sui fan“, ha detto. Hamilton ha poi ampliato la questione verso l’iniziativa di Liberty Media: “Con ‘We Race As One’ è andato tutto bene ma in realtà non ha fatto nulla, erano solo parole; non c’erano finanziamenti e programmi per creare un cambiamento.”
Com’è ormai ben noto, Lewis è sempre in prima fila quando si tratta di incentivare il cambiamento. Ha infatti vissuto sulla sua stessa pelle la discriminazione fin da quando da bambino ha iniziato a correre sui kart.
Nel 2021, il pilota inglese ha infatti fondato “Mission 44“, investendo venti milioni di sterline per cercare di costruire maggiori opportunità per i giovani britannici che decidono di affacciarsi agli sport motoristici.
Al suo fianco si è schierata anche la stessa Mercedes che, come da accordi inseriti al momento della firma sul rinnovo di contratto del pluricampione del Mondo, collabora con lui attraverso “Ignite“, una partnership che lavora a stretto contatto con la sua fondazione per, appunto, dare la possibilità a quei ragazzi sottorappresentati di poter quantomeno provare ad intraprendere una carriera nel mondo dei motori senza il rischio di incappare in pregiudizi di alcun genere.
Martina Luraghi