Curiosità dalla F1 Le 8 cose da dimenticare del mondiale 2014 di Formula 1 2 Dicembre 2014 Luca Stopelli © f1.com Con il weekend di Abu Dhabi la stagione 2014 si è definitivamente conclusa (considerando il livello di qualità che ha espresso la cosa mi rende solo felice) e le scuderie, i piloti e soprattutto i tifosi sono già proiettati in ottica campionato 2015. Nei due giorni di test ad Abu Dhabi si sono avuti i primi scampoli di ciò che sarà : la Power Unit Honda è finalmente scesa in pista (o meglio, visti i problemi tecnici diciamo che ci hanno provato), Vettel si è accampato nei box Ferrari in attesa di scartare il regalo (no Sebastian non c’è nessuna scatola, la F14T è già un pacco di suo) e, passando al gossip che tanto piace a noi italiani, Alonso ha dichiarato che tornerà ad usare Twitter intensivamente dopo le limitazioni impostegli dalla Ferrari nelle ultime due stagioni (tanto io non ho un account Twitter, tiè). Prima che la lunga pausa invernale con le sue abbuffate natalizie e i suoi bagordi di capodanno vi offuschi i ricordi facendovi dimenticare tutto ciò che di brutto abbiamo dovuto digerire in questo campionato (altro che il pranzo della suocera), ecco che mi si presenta l’occasione per proporvi una carrellata del peggio che la F1 è riuscita ad offrirci (in HD per i più fortunati) in questo 2014. Come al solito ci tengo a precisare che ciò che leggerete non sono elucubrazioni frutto di un pessimismo cosmico o fantasie necessarie a riempire di righe una pagina web tra una pubblicità e l’altra, bensì semplici osservazioni a cui non sono riuscito a sottrarmi e che si basano su fatti realmente (purtroppo) accaduti. Pronti, partenza, via : – le gomme farlocche : vi starete chiedendo “ma come, non è esplosa nessuna gomma in faccia a Raikkonen quest’anno a Silverstone, perché menarcela ancora con la storia delle gomme?” Ecco, senza arrivare a quegli eccessi, si sono tuttavia visti parecchi controsensi anche nel 2014. Senza tornare troppo indietro negli ultimi due gran premi, Brasile e Abu Dhabi, abbiamo assistito a treni di super-soft durare circa 4-5 giri prima di accusare un drastico calo della performance (Raikkonen docet). Considerando che la pista di Interlagos è lunga circa 4,3 km e quella di Yas Marina si aggira sui 5,5 km, stiamo parlando di mescole in grado di percorrere neanche 40 chilometri (notare che sono stato di manica larga nel conto). Ora pensate un attimo ogni quanti chilometri cambiate gli pneumatici della vostra auto e chiedetevi “ma non bisognava mica contenere i costi?”. “Ma non doveva mica essere la Formula ecologica quella del 2014, quella attenta ai consumi e alle risorse?”, aggiungo io. Si certo, peccato che la parola “ipocrisia” sia diventata molto mainstream (di moda ndr.) negli ultimi anni all’interno del palazzo che governa la F1. Vedere piloti che dopo 5 giri dalla partenza non riescono a stare in pista e che vengono sverniciati a destra e a sinistra (sempre Raikkonen ad Abu Dhabi) non è proprio quello che mi aspetterei di vedere da questo sport. Sia chiaro, trovo giusto che l’usura dei pneumatici sia un fattore determinante nello svolgimento di un gran premio (come anche l’affidabilità e la quantità di benzina imbarcata) e che ciò permetta di mettere in risalto l’abilità dei piloti nel gestire più o meno bene questo fattore, ma dovrebbe esserci un senso della misura (come negli anni ’80 giusto per fare un esempio). Purtroppo da qualche anno a questa parte ciò è andato totalmente perso perché vedere “sorpassi” ai danni di piloti in crisi di gomme e continue girandole ai box è diventata la principale priorità di questa competizione sportiva (scusate, volevo dire show televisivo). – i team falliti : “partirono in dieci e ne rimase uno solo”, è una chiara esagerazione in stile Highlander, ma non si discosta troppo da ciò che è in parte successo. La Marussia è ufficialmente fallita e tutto il suo materiale è finito all’asta, la Caterham non si è ancora ben capito, ma purtroppo non sembra molto lontana dalla fare una fine simile. Sauber e Lotus navigano da tempo in acque difficili e le nuove costosissime Power Unit non hanno fatto altro che aggravare la situazione : costi aumentati, pochi soldi da spendere in sviluppo e risultati disastrosi (complice anche la scarsa competitività delle PU Ferrari e Renault). Entrambi i team per sopravvivere ricorrono all’unico espediente possibile : ingaggiare piloti paganti dal grosso portafoglio (Maldonado per la Lotus e la coppia Nasr-Ericsson per il team elvetico). Poi c’è la Force India che per un pagamento ritardato ha rischiato di saltare la trasferta di Austin. Per questo i tre team (Sauber, Force India e Lotus) hanno addirittura minacciato un clamoroso sciopero (poi saltato) proprio ad Austin per protestare contro l’ingiusta spartizione dei ricavi tra top team e quelli di media-bassa classifica. Bernie ha negato tutto (la risata incredula di Ettore Giovannelli durante l’intervista passerà alla storia), ma la verità è una sola : i 5 top team (Ferrari, McLaren, Williams, Red Bull, Mercedes) si spartiscono un sacco di soldi e agli altri rimangono le briciole. Questo perché a chi gestisce la F1 poco o nulla importa dei piccoli team, con buona pace del fatto che servono, che fanno parte di questo sport da sempre (Minardi giusto per dirne uno) e che in fondo in fondo ispirano simpatia (almeno per me è così, coi mezzi che si ritrovano fanno i salti mortali). Tra l’altro, a volte incarnano più loro lo spirito di questo sport che certi big team. – il calo degli ascolti : questo è decisamente il punto forte e la costante per cui questa stagione sarà ricordata. Tragedia vuole che il calo sia doppio perché riferito sia agli ascolti tv (che tanto stanno a cuore al management della F1) che alle presenze negli autodromi (spendereste parecchi soldi per vedere e sentire dal vivo questa F1? Io personalmente no). Ancora peggio se si pensa che ad essere delusi di questa F1 sono pure i piloti : Webber, Button e Vettel giusto per citarne alcuni. Ma tranquilli, a meno che non siate un settantenne danaroso ad Ecclestone non importa un ficco secco di voi, soprattutto se siete giovani come me. Quindi diamoci meno arie e ascoltiamo il saggio Bernie, il quale ha dichiarato che a lui interessa promuovere la F1 tra i facoltosi settantenni ai quali tutti i principali sponsor del circus puntano (non cito i nomi, ma parlo di orologi costosi e banche di una certa nazionalità, suvvia li avrete visti). Si insomma, il boss della Formula 1 ha banalmente appena dichiarato che non gliene frega niente se questo sport attira gli appassionati veri (soprattutto giovincelli), l’importante è avere l’attenzione dei vecchi ricchi, e nessun media tira su un polverone? No ma non importa, ha solo appena dichiarato la morte di questo sport. – il duello Hamilton-Rosberg : probabilmente duello non è il termine adatto per narrare ciò a cui abbiamo assistito, sinceramente reputo che “teatrino” si presta molto di più ad una corretta descrizione degli eventi. Eh sì, perché per tutto il campionato i media hanno marciato su questa scazzottata (quelle di Bud Spencer e Terence Hill erano più credibili) tra i due compagni di team ed amici d’infanzia per restituire interesse ad una stagione il cui unico vero filo narrativo è stato il dominio della Mercedes. In pista i due si sono affrontati veramente solo in Bahrain (lì fu bello lo spettacolo), ma per il resto noi tifosi di battaglie vere non ne abbiamo viste. Come ho già scritto precedentemente in un altro articolo, il dubbio che dietro ai banali lunghi di Rosberg in frenata, alle partenze sbagliate, ai pulsanti premuti per sbaglio durante le fasi cruciali di gara e ai k.o. tecnici in determinate gare ci siano ordini di scuderia è molto forte. A Lewis, più amato e più forte, giustamente la palma di campione del mondo e a Nico il contentino di aver ottenuto un numero maggiore di pole position. Ed è il gioco dei ruoli a dirlo perché Hamilton è stato fortemente voluto e lautamente pagato dalla Mercedes nel 2013 proprio per riportare al vertice il team. Considerando la stima degli addetti ai lavori ed il seguito di fans di cui gode (non scordatevi che in F1 le case automobilistiche ci stanno anche per marketing) non vederlo vincere neanche quest’anno non sarebbe stato proprio bellissimo per la Formula 1. Al simpatico Nico, invece, in fondo probabilmente va bene che le cose vadano così : per lui che non ha mai guidato monoposto veramente competitive (a differenza di Lewis) ottenere 11 pole, 4 vittorie e l’appellativo di contendente al titolo di un pilota del calibro di Hamilton deve essere già una grande soddisfazione. Soprattutto se si pensa che rifiutando questo ruolo e andando a correre per la concorrenza non avrebbe alcuna speranza di ottenere risultati simili. In mezzo a tutto ciò un bel copione da fiction da recitare fuori dalla pista : i due, amici dall’infanzia, che diventano acerrimi rivali con tanto di tradimento e scorrettezze (Monaco e Spa ad esempio) ma che poi ad Abu Dhabi si ritrovano magicamente (“amici come prima” cantavano Paola e Chiara) per un tenerissimo happy-ending. Commuovente (mah). Concludendo, un vero peccato perché questo sminuisce ciò di cui sia Hamilton e Rosberg sono capaci e priva tutti noi tifosi di uno spettacolo genuino e finalmente credibile. – i doppi punti : proprio in virtù di questa assurda regola la matematica garantiva che Rosberg potesse vincere il titolo ad Abu Dhabi sebbene il numero di vittorie esiguo rispetto a quelle del compagno (se ipoteticamente Nico avesse vinto gara e mondiale sarebbe diventato campione con la metà delle vittorie di Lewis, 5 contro 10). Una cavolata pazzesca insomma (Fantozzi la apostroferebbe un po’ meglio). Per fortuna una volta tanto i cervelloni che comandano il circus se ne sono accorti (incredibile, sarà per questo che qui in Pianura Padana ormai piove sempre?) e hanno rimediato cancellandola per l’anno venturo. – il debimetro : molti di voi si staranno chiedendo “eh? Cos’è il debimetro?”, detto in parole povere altro non è che il flussometro di cui la direzione gara si è servita per “monitorare” il consumo delle monoposto in questa stagione. Peccato lo abbia fatto nella più totale oscurità adottando nel regolamento la dicitura del consumo in kg/h (buffo che il flussometro riporti il consumo in litri) giusto per confondere le idee (da nessuna parte i consumi si valutano in chilogrammi, sono universalmente usati i litri) e criptando nella maggior parte dei casi i dati ricevuti. Infatti, se ad ogni giro possiamo sapere il distacco tra i vari piloti e le mescole che stanno utilizzando perché non ci è dato sapere quanto consumano giro per giro? So cosa starete pensando, ogni tanto la grafica mostra i dati dei consumi. Eh appunto, solo ogni tanto, perché non farlo un po’ più spesso? Non sarebbe tutto molto più trasparente visto che quello dei consumi è un tema fondamentale di questa stagione? Ma l’arcano sta nel fatto che per eseguire la conversione da litri in chilogrammi è necessario conoscere il peso specifico (o densità) del carburante usato e che giocando appunto con la densità è possibile imbarcare più o meno benzina. I team ad inizio anno hanno consegnato un campione della benzina usata, ma nessun delegato della Fia alla fine di ogni gara si scomoda per prelevare dei campioni delle monoposto e verificarne l’effettiva densità. Capite che c’è ampio spazio per barare (da parte dei team) o per manipolare eventuali irregolarità (da parte dei controllori Fia). P.s. : ringrazio il grandissimo Ingegner Enrico Benzing che dal suo blog ha ripetutamente sottolineato ed indagato su questo punto permettendo a noi appassionati di informarci a riguardo (nessuno dei principali media si è sprecato nel parlarne, come mai? Meglio la fiction Hamilton-Rosberg evidentemente). – le Power Unit congelate : e con questa regola si completa il podio delle stupidaggini regolamentari adottate per questo mondiale. Alcuni mi diranno “eh, ma tutti i costruttori hanno avuto lo stesso tempo a disposizione, se al momento del congelamento la Power Unit Mercedes era la migliore, allora è giusto il loro dominio”. Eh no cari, perché in una competizione sportiva si deve concedere a tutti la capacità di migliorare dai propri errori, sennò che competizione è? Che gusto c’è nel vedere Ferrari e Renault con le mani legate arrancare ad ogni gara sempre per gli stessi errori? I valori nello sport non devono essere congelati, tutto deve tendere al miglioramento e alla massima prestazione possibile (quanti anni luce siamo lontani da ciò con questa stupidissima regola?). – Jules Bianchi : ok, qui mi faccio serio e metto da parte l’ironia perché la faccenda è seria, tragica e mi tocca profondamente (lui ha 25 anni, io 24, mi ci vuole poco a immedesimarmi in lui). Prima ancora che un pilota, c’è un ragazzo giovane, che stava vivendo il suo sogno e che aveva valide probabilità di emergere, che da quasi due mesi si trova in coma e che probabilmente (anche nel più ottimistico dei casi) non riavrà più indietro ciò che aveva prima (non mi riferisco al tornare a fare il pilota, mi riferisco piuttosto alla semplice vita di tutti i giorni di qualsiasi persona). In tutto ciò nessuno ha pagato, nessuno si è preso le sue responsabilità, chi comanda il circus ha organizzato un po’ di teatrino commuovente a Sochi e poi niente, nessuna altra celebrazione per lui, nessun augurio, niente di niente (parlo dei grandi capi, non certo dei piloti o di altre persone nella F1 che probabilmente nella loro intimità ci pensano a Jules). Troppa amarezza per scrivere altro. P.s. prima di causare fraintendimenti, è da dimenticare lo scarica barile operato dalla Fia sulla vicenda, non certo Jules. P.p.s. : se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui vi ringrazio e vi prometto che presto arriverà un pezzo sulle cose da ricordare di questa stagione (strano, ma qualcosa c’è). Tags: 2014 Continue Reading Previous Scambio di accuse tra Vettel e NeweyNext Jean-Eric Vergne collaudatore Ferrari