Credits: Red Bull Press Area
Nonostante il risultato di Abu Dhabi l’abbia relegato al terzo posto finale nella classifica del Mondiale Piloti, il 2022 è stato sicuramente il miglior anno di Sergio Perez. Nella stagione ormai conclusasi il trentaduenne di Guadalajara è riuscito a conquistare due GP – raddoppiando così il suo storico bottino di gare vinte – e ha distrutto il suo precedente record di podi in un singolo anno solare, mettendone a referto 11 contro i 5 della stagione precedente, sempre con Red Bull. Oltre ai record sulla carta però, vi sveliamo adesso qualche piccola pillola – cinque per la precisione – sul messicano più vincente di sempre nella Massima Serie per rispondere ad alcune domande e nel caso farvi fare bella figura con gli amici appassionati!
Dall’entrata in vigore nell’ormai lontano 2014 dei numeri “a scelta” per i piloti, Perez ha deciso di gareggiare con l’11 sulla carrozzeria. Precedentemente, seguendo la consuetudine di numerare le vetture in modo sequenziale in base al piazzamento nel campionato costruttori dell’anno precedente, aveva gareggiato con il numero 17 e 16 in Sauber e 6 per la McLaren. Nonostante si sia rivelata molto diffusa la scelta dei piloti di adottare numeri “doppi”- come ad esempio 33 Verstappen, 44 Hamilton, 55 Sainz – si può considerare l’11 di Perez come un tributo ad uno dei suoi idoli d’infanzia.
Da sempre grande appassionato di calcio, l’undici infatti era il numero utilizzato dall’attaccante cileno Ivan Zamorano, allora in forze al Club America, idolo del messicano durante i suoi anni nei kart. Nel 2001 striker di Santiago del Cile aveva infatti appena compiuto il trasferimento dall’Inter verso la società di Città del Messico proprio mentre un giovane Perez vinceva il primo campionato sui kart 125cc shifter. Chiudendo una parentesi italiana durata cinque anni e tutt’altro che fruttuosa, avendo siglato 26 marcature in 101 presenze, nella capitale nordamericana Zamorano sarebbe di lì a poco tornato a medie più significative, mettendo a segno 33 goal in 63 partite complessive.
Nato il 26 gennaio, il pilota di Guadalajara condivide il compleanno con un altro idolo messicano, il pugile Salvador “Chava” Sanchez. Nato nel 1959 e scomparso prematuramente all’età di trentatre anni, Sanchez è considerato uno dei più grandi esponenti della nobile arte: ammesso nell’International Boxing Hall of Fame dall’omonima organizzazione, campione del mondo WBC (World Boxe Council) nella categoria dei pesi piuma dall”80 all”82, ha disputato nella sua purtroppo breve carriera 46 incontri per uno score personale di 44-1-1.
Dei quarantaquattro successi messi a referto, ben trentadue sono arrivati per k.o. Sanchez ha inoltre difeso il proprio titolo per nove volte, Quarto pugile messicano nella storia per score, dietro solo a leggende come Julio Cesar Chavez o “Canelo” Alvarez, è stato inserito nel 1995 nella lista dei migliori combattenti divisione per divisione dalla rivista The Ring.
E’ impossibile non additare il padre di Sergio come uno dei fan più sfegatati del pilota Red Bull. Nonostante Antonio Perez Garibay sia abituato alla luce dei riflettori, ben poco ha a che fare con il mondo delle corse. Eppure, nonostante non siano figli d’arte, il politico messicano futuro candidato alla presidenza del paese può vantare ben due figli nel mondo nel motorsport. Il fratello di Checo, Antonio Pérez Mendoza, soprannominato Momo, non è rimasto nell’ombra del fratello e anzi è riuscito a farsi un nome tutto suo nel mondo NASCAR.
Più grande di quattro anni di Sergio, il maggiore dei Perez ha avuto una carriera più breve dell’ex-pilota Sauber, McLaren e Racing Point. Eppure, nel 2008 è riuscito a conquistare il titolo nella NASCAR Corona Series, la divisione messicana della joint per le corse nel Nord America. Antonio ha anche all’attivo sette presente nella NASCAR Xfinity Series, avvenute tra il 2007 e il 2010 e 113 gare di NASCAR PEAK Mexico Series, categoria nella quale è riuscito ad ottenere 5 pole, tre vittorie e 42 apparizioni in top ten.
Per quanto il 2020 sia stato un anno difficile e del quale ancora si scontano le conseguenze, per la Formula 1 è stato in qualche modo un anno mirabilis. Oltre ad aver assistito al dominio pressocché assoluto della Mercedes W11, statistiche alla mano sul podio delle monoposto migliori della storia, molti record sono stati segnati – o infranti – proprio durante quella stagione. Per Sergio Perez il 2020 è stato senza dubbio un anno incerto, culminato però nel migliore dei modi.
Dopo una stagione vissuta con la spada di Damocle sulla testa del rinnovo con la Racing Point – soon to be Aston Martin – Sergio è infatti riuscito a conquistare la prima vittoria in carriera a Sahkir, nel deserto del Bahrain. Tagliando la bandiera a scacchi per primo Perez è riuscito a distruggere il record del numero di gare disputate prima della maiden victory con ben 190 GP all’attivo, demolendo il precedente record di 130 detenuto dall’australiano Mark Webber dal 2009. Questo risultato inoltre gli avrebbe poi aperto le porte della Red Bull, scuderia che gli permesso di diventare il messicano più vincente della storia.
Perez però non può dormire sogni tranquilli. Questo particolare record – sicuramente non voluto da nessuno dei protagonisti del Circus – potrebbe essergli sottratto dal nuovo detentore del sedile Haas Nico Hulkenberg. Il trentacinquenne tedesco ha infatti preso parte finora a 184 GP: ciò significa che in caso di vittoria da Monaco in poi – per ora venue della settima gara in programma della stagione 2023 – lo scettro di “vincente più tardivo“ verrebbe strappato dalle mani di Sergio. Siamo però sicuri che, qualora glie lo chiedessimo, se ne avesse la possibilità Nico sarebbe ben felice di lasciare questo record al collega messicano.
Quella del “cosa avrei fatto se non fossi diventato ciò che sono” è una domanda che, oltra a rappresentare un classico negli sketch comici nei luoghi di vacanza, almeno tutti una volta nella vita ci siamo posti o ci porremo. Lo ha fatto anche lo stesso Sergio Perez che ad inizio anno al podcast ufficiale di Tag Hauer, main sponsor della Red Bull. L’ormai trentaduenne di Guadalajara ha all’attivo dieci stagioni nella Massima Serie, stagioni che diventeranno potenzialmente dodici nel 2024, anno di scadenza del suo contratto con il team di Milton Keynes.
Eppure, ai microfoni di The Edge, Perez ha affermato che se non avesse intrapreso la carriera da pilota, avrebbe comunque provato a sfondare nel motorsport in un ruolo più dirigenziale, magari studiando legge o economia. “Credo siano lavori, insieme a quello del pilota, accomunati dall’adrenalina – ha dichiarato Checo – ma credo che avrei comunque avuto a che fare con i motori. Sarei potuto diventare un avvocato, magari per aiutare i piloti ad ottenere i loro contratti, oppure un manager di qualche sorta. Mi piace molto il tipo di vita che si vive a contatto con gli sport e con gli sportivi. Credo che come loro si cerchi sempre di capire come fare meglio e come migliorare.”