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Domenica 01 settembre 2024
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Gran Premio Bahrain

“La morte in faccia”: la ricostruzione dell’incidente del Bahrain

I ricordi intrecciati di Romain e della moglie Marion sono raccolti nel tredicesimo capitolo dell’autobiografia del pilota francese.

Nel tredicesimo capitolo dell’autobiografia “La morte in faccia“, Romain Grosjean e la moglie Marion Jollès rievocano nel dettaglio i momenti cruciali dell‘incidente del Bahrain. Offrendo ciascuno il suo punto di vista, i due danno vita ad un avvincente racconto basato sull‘intreccio delle reciproche esperienze. È passato quasi un anno dall’episodio, datato 29 novembre 2020.

La narrazione comincia con un dettaglio curioso: quel giorno, Marion ha installato in casa un proiettore home theater per guardare il Gran Premio. Davanti allo schermo si sono riuniti i figli della coppia e altri familiari. L’intenzione è semplice: godersi al meglio una delle ultime gare in Formula 1 di Romain, sperando in un buon risultato. Come sappiamo, dal Bahrain il destino ha invece in serbo un incidente fra i più spaventosi degli ultimi anni.

LE PRIME FASI DELL’INCIDENTE DEL BAHRAIN

Sento Julien Fébreau, il telecronista francese, dire che una Haas è stata colpita in coda al gruppo“, racconta Marion. “In quel momento assistiamo a un’esplosione terrificante. Contemporaneamente, ecco la Haas di Kevin Magnussen che compare sullo schermo del nostro soggiorno, illesa. Quindi, Romain si trova da qualche parte dentro quell’incendio. Non conosco la dinamica, non so come stia. So soltanto che mio marito è coinvolto in uno degli incidenti più orribili degli ultimi dieci anni“.

A questo punto, prende la parola Grosjean in persona, rivelandoci alcuni dettagli inediti sulla sua esperienza intrappolato dentro alla monoposto in fiamme. “Apro gli occhi e slaccio le cinture di sicurezza. Quante volte l’ho fatto nel corso della mia carriera, come movimento totalmente automatizzato, senza neanche pensare? Qui però è diverso: ogni mossa istintiva che farò conterà, potrà contribuire a salvarmi la vita. Non c’è bisogno di rimuovere il volante: è già volato via da solo“.

Provo allora a uscire dalla monoposto, ed è in questo momento che mi rendo conto di essere intrappolato, è il racconto angosciante del pilota francese. “Penso che potrebbe essere l’Halo a bloccarmi, oppure l’HANS, quindi mi siedo, senza farmi prendere dal panico. Mi dico che i soccorsi sono sicuramente in arrivo, che non è niente di grave”. Si fatica a credere a tanto sangue freddo, ma proseguendo nella narrazione Grosjean inquadra meglio la situazione, e le sue parole sono come una coltellata. “A questo punto, ancora non mi sono accorto delle fiamme che circondano la monoposto“.

L’INFERNO DI FUOCO DEL BAHRAIN

La parola torna quindi a Marion. “Stiamo tutti trattenendo il fiato in attesa di notizie rassicuranti, che però non arrivano. Dov’è Romain? È cosciente? I secondi passano, ma non ci sono immagini chiare. Nessuna spiegazione, niente di niente, solo bandiere rosse sventolanti. Non ci è fornita la minima inquadratura della monoposto incidentata. Ho visto gare a sufficienza per sapere quali sono le linee guida dopo un grave incidente. Nessuna immagine verrà mostrata finché non ci sarà la certezza che tutti i piloti coinvolti sono sani e salvi“.

Marion cerca di mantenere la calma, pensando innanzitutto a proteggere i figli, Sacha e Simon, che allontana prontamente dallo schermo. “In un primo momento, Sacha caccia un urlo, ma non si rende conto che l’auto immersa nelle fiamme è proprio quella di suo padre. Saltiamo tutti sulle nostre sedie. Io vengo pervasa dalla sensazione che sia appena accaduto qualcosa di terribile, che cambierà le nostre vite per sempre. A questo punto, ecco arrivare un senso di estrema urgenza: devo tenere lontani i nostri figli dallo schermo. Gli dico che è ora di merenda, che c’è una torta al cioccolato in cucina. In questo modo, riesco ad allontanarli dalla stanza“.

Torniamo in macchina con Romain, che adesso si è accorto delle fiamme, e comincia a temere il peggio. “Il mio corpo quasi accetta la morte imminente, e si rilassa. È finita. Non ho paura, ma le domande mi travolgono: quale parte di me brucerà per prima? Quanto male sentirò? Poi penso ai miei figli, lontani a casa. Riesco quasi a vedermeli davanti. Cresceranno senza papà? Posso permettermi di abbandonarli? No, mi rifiuto. Hanno bisogno di me. Devo lottare per loro, non posso lasciarli“, racconta Romain con parole vivide quanto le fiamme che avviluppano la sua Haas.

DAL BAHRAIN VENGONO TRASMESSE LE PRIME IMMAGINI DELL’INCIDENTE

In Francia, Marion scrive un messaggio a Kim Keedle, la fisioterapista del marito, ma non ottiene risposta. Nel frattempo, nell’inferno infuocato di Sakhir, i guanti di Romain stanno diventando neri. Con un incredibile sforzo, il pilota raccoglie tutte le sue energie e riesce ad uscire dalla monoposto in fiamme. È salvo! Le telecamere lo inquadrano, Marion se ne accorge, e non riesce a credere ai propri occhi. “Mentre sto aspettando, telefono in mano, colgo un’immagine di Romain sullo schermo, con il viso pallido. Mi viene da pensare che sia una ripresa precedente all’inizio della gara: la trasmettono perché non sanno cos’altro mostrare“.

No, non è così. È vivo. Urlo. È proprio lui! Spalanco la porta del soggiorno, corro al piano di sopra e grido ai miei figli che papà sta bene, che va tutto bene. Ecco che il mio telefono squilla“, prosegue Marion, “È Jean Todt. Mi dice che è con Romain, che mio marito sta bene. In sottofondo posso sentire la sua voce: è chiara, quasi allegra. Porterò quelle poche parole con me per sempre. È proprio la voce di mio marito, quella che credevo non avrei più sentito. Sento che dice “Mosquito”: è il ridicolo soprannome che mi ha dato tanti anni fa. Sa bene che, sentendolo, capirò. Capisco che Romain è sopravvissuto, e che adesso avremo il resto della nostra vita per guarire insieme“.

UN LIETO EPILOGO

A qualche giorno di distanza dall’incidente del Bahrain, Grosjean riceve in ospedale la visita di Todt, che gli ricorda di essere stato, a suo tempo, uno dei detrattori dell’Halo. “Solo gli sciocchi non cambiano idea“, commenta amichevolmente il presidente della FIA. Il racconto di Romain si sposta infine a ricordare gli istanti successivi al botto di Sakhir e i primi colloqui con le persone più care. “Subito dopo l’incidente, la mia priorità è vedere la mia famiglia“, racconta il pilota francese. “Ci sentiamo per la prima volta in videochiamata: ci sono Marion, Sacha, Simon e Camille. Dietro di loro intravedo anche mio padre“.

Mi accorgo che Marion ha gli occhi lucidi“, prosegue Romain, “del resto la conosco molto bene. Anche i miei occhi si appannano lievemente. Abbiamo ancora molto da dirci, per andare avanti e continuare a vivere insieme“. Una ricostruzione che più intensa non si potrebbe: a tratti sembra di vivere l’esperienza dell’incidente in prima persona, di trovarsi in Bahrain fianco a fianco con Romain. Una storia che parla di sgomento, paura, disperazione, coraggio e volontà di ribellarsi alla sorte, e della forza di ricominciare a vivere.

Alessandro Bargiacchi

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Alessandro Bargiacchi