Credits: Red Bull, press media
Sono già passati diversi mesi, dallo scoppio della guerra in Ucraina, che sta portando conseguenze anche in Europa e in Formula 1. Secondo alcune indiscrezioni, le quattro prime gare della stagione hanno portato a spendere, oltre un milione di euro. I quattro milioni che furono stanziati all’inizio, non si sono rivelati abbastanza esaurienti.
Ma, queste costi di cui si parla, non sono extra o relativi agli incidenti. Piuttosto, sono le spese logistiche, ovvero il trasporto di materiale e personale. Le ragioni sono varie. I cargo abituali, noleggiati in Russia, non sono disponibili per via delle sanzioni. Ciò succede anche negli altri settori. Così che mentre la domanda dei mezzi aerei è rimasta, l’offerta degli stessi sono diminuiti.
Ma, l’aspetto che più preoccupa è l’approvvigionamento di alcuni materiali. Una situazione che nel paddock della Formula 1, non è stato accolta con indifferenza, ma anzi, c’è molta preoccupazione. Soprattutto dopo il caso Goodyear che ha perso team della LMP2, con tanto di test limitati per la carenza di pneumatici.
Ma, non sono i pneumatici a preoccupare, semmai gli effetti collaterali della crisi che sta colpendo altri settori.
La Formula 1, prende molti componenti derivati dall’industria aerospaziale. Oggigiorno, alcuni di questi componenti, sono fuori produzione, come ha spiegato Karun Chandhock a Sky. Il calo della produzione aeronautica, ha fatto sì che alcune aeree di produzione, abbiano chiuso. La Formula 1 non presenta un volume di affari sufficiente, per poterle riaprire.
Tutto ciò, senza tenere in conto di altre crisi, come quella dei semiconduttori, che colpisce l’industria automobilistica in generale, e che può avere ripercussioni anche in Formula 1.
La situazione sembra essere lontana dal trovare una possibile soluzione. Tutto al contrario, sembra che sia necessaria e in modo urgente, trovare provvedimenti. I team devono sapere, se si alzerà o no il limite di spesa, e in caso dove poterle inserire, e adeguarsi di conseguenza.