Credits: Pirelli Press Area
Il Gran Premio di Emilia Romagna ha regalato agli appassionati di Formula 1 un ritorno al passato: per oltre metà corsa il DRS è stato disattivato. La direzione gara non ha fatto altro che applicare le procedure previste in caso di partenza con asfalto bagnato. I piloti hanno cominciato il Gran Premio montando pneumatici a mescola intermedia, salvo poi passare alle gomme da asciutto dopo la prima serie di soste. Anche allora, tuttavia, la direzione gara si è mostrata restia a permettere l’attivazione del DRS. Forse ha influito il ricordo del brutto incidente al Tamburello del 2021, che aveva visto coinvolti George Russell e Valtteri Bottas.
Si è quindi continuato a correre fino al trentacinquesimo passaggio senza l’ausilio dell’ala mobile, e le dinamiche di gara ne hanno risentito. Si sono formati trenini, alcuni duelli si sono protratti per giri e giri. Raramente l’inseguitore ha avuto la possibilità concreta di sferrare un attacco. A dirla tutta, l’attivazione del DRS nell’ultima parte di gara non ha modificato più di tanto la situazione, tanto era pericoloso uscire dalla traiettoria ideale. Ciò non toglie che, per una decina di giri, abbiamo assistito a uno spettacolo ormai raro: monoposto che in rettilineo recuperano poco o niente sulla vettura che le precede.
Nel corso del venticinquesimo giro, Stroll attacca Tsunoda all’esterno lungo la discesa che porta alla Rivazza. Il giapponese si mantiene sulla linea ideale, forzando l’avversario a mettere le ruote sul bagnato. In fase di uscita, la monoposto del canadese manca della trazione necessaria per mantenere un abbrivio tale da tentare l’attacco al termine del rettilineo. Ottima difesa da parte di Tsunoda, ma con il DRS attivo avremmo forse assistito a un epilogo differente. L’Aston Martin avrebbe recuperato metri su metri spalancando l’ala mobile, con la possibilità di azzardare il sorpasso in staccata, o forse anche prima.
Questo piccolo episodio ci spinge a una riflessione: la Formula 1 è pronta per fare a meno del DRS? Le nuove monoposto hanno sicuramente agevolato i sorpassi. Adesso per un pilota è più facile seguire da vicino la vettura che lo precede, perché l’effetto deleterio delle turbolenze è stato ridotto. Le macchine, tuttavia, sono sempre troppo ingombranti, quasi fuori scala per alcune piste in calendario. Che gare vedremmo senza ala mobile? Qualcosa di molto simile al Gran Premio di domenica scorsa: pochi scambi di posizione, lotte di logoramento, trenini. L’esempio sembra reggere anche tenendo conto del fatto che il circuito di Imola non è certo amico dei sorpassi.
Qui si tratta di esprimere una volta per tutta una netta preferenza: conta di più l’intrattenimento o l’integrità della competizione? Gli scambi di posizione continui non hanno mai fatto parte del DNA della Formula 1. Se siamo disposti ad accettarlo, ben venga l’abolizione del DRS. Se però l’obiettivo è quello di mantenere lo standard di sorpassi raggiunto negli ultimi anni, non c’è rivoluzione regolamentare che tenga: l’unica soluzione è l’ala mobile. La decisione spetta agli addetti ai lavori, agli appassionati, ai piloti stessi. L’eliminazione del DRS passa attraverso un cambio di rotta radicale, che accolga senza lamentele un modo di correre diverso, meno “spettacolare”, ma forse più autentico.