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Primo piano

Kvyat, all’inferno e ritorno

Il pilota del vivaio Red Bull ha vissuto ogni situazione col suo team: dalla promozione alla bocciatura, poi il siluramento, infine la seconda chance. Quella che vuole sfruttare al meglio anche nel 2020

Qualche sprazzo c’è stato nel 2019 di Daniil Kvyat, al ritorno sulla griglia iridata dopo che la prima parte della sua carriera nel Circus si era avvitata in una perenne parabola discendente. Dal 2014 al 2017, il russo ha vissuto di tutto: al primo anno in Toro Rosso è seguita immediatamente la promozione alla Red Bull, la scuderia che ogni talento selezionato da Helmut Marko sogna di raggiungere. Ma la gioia è durata poco, molto poco. Giusto il tempo di raccogliere due podi con la squadra di Milton Keynes che il talento russo è stato immediatamente declassato alla Toro Rosso, per far posto all’astro nascente Max Verstappen, il cui entourage cominciava a mettere pressioni alla Red Bull per accaparrarsi un posto nella casa madre.

SOFFERENZA

A farne le spese è stato proprio Kvyat. Dalla quinta gara stagionale, il 2016 del pilota nato a Ufa è stato una perenne sofferenza. E ancora meno gioie sono arrivate nel 2017, quando è stato costantemente surclassato dal compagno Carlos Sainz, tanto che ancor prima dell’ultima gara Marko si era convinto a tagliarlo fuori per promuovere Brendon Hartley, il pilota neozelandese forte di due titoli nel Wec su cui il consigliere della Red Bull aveva puntato gli occhi. 

Rimasto fuori dal Circus, Kvyat ha trascorso il 2018 a Maranello, lavorando al simulatore Ferrari, per poi ricevere l’insperata chiamata con la quale si è garantito la seconda chance in Formula 1. A concedergliela è stato ancora lui, Helmut Marko. Il russo si è così ripresentato sulla griglia iridata, cogliendo buoni piazzamenti nella prima metà del 2019, tra cui il terzo posto nel rocambolesco GP di Germania

Poteva anche bastare per vincere la lotta interna con Alex Albon e (ri)guadagnarsi il posto in Red Bull per sostituire il deludente Gasly, ma sulla RB15 del francese Marko e i suoi hanno preferito piazzare il rookie anglo-thailandese. Forse il timore di assistere a un bis del 2016 ha quindi decretato che Kvyat rimanesse alla Toro Rosso e che sulla vettura più ambita finisse l’inesperto compagno di team, che, per inciso, nelle ultime 9 gare della stagione non ha per nulla sfigurato. 

RITORNO

A Motorsport.com, Kvyat ha parlato della seconda chance offertagli in Formula 1, rievocando quel ‘rollercoaster’ che sembra la definizione migliore per condensare la sua ancor giovane carriera: “Penso che chiunque venga qui (nel mondo Red Bull, n.d.r.) disponga di un grande talento. Purtroppo, però, le tempistiche non sempre ti danno ragione. Nel mio caso, ad esempio, era certamente il momento sbagliato per trovarsi in Red Bull”.

Lo stesso è accaduto a Gasly, trovatosi a inizio 2019 a misurarsi con Verstappen, uno dei piloti più scomodi della griglia. Il francese ha finito per imboccare la stessa strada di Kvyat, venendo rimandato alla Toro Rosso. La scuderia di Faenza, che nel 2020 sarà brandizzata Alpha Tauri, avrà così una delle coppie di piloti più esperti che le siano mai capitate nella sua storia ultradecennale.

“Per Pierre è accaduta una cosa simile alla mia – ha proseguito Kvyat – Anche per lui, forse le tempistiche non erano quelle giuste per approdare in Red Bull. Ma sono felice che gli abbiano concesso una seconda chance: davanti a lui ha la prova vivente che si può riemergere anche dopo simili sconfitte”.

“Sono ovviamente molto grato alla Red Bull. Sono stati duri con me, ma gentili allo stesso tempo. Ci sono varie cose per cui provo gratitudine nei loro confronti. Quando ero fuori dal Circus, pensavo che, se mai fossi tornato, ci avrei messo più amore e passione. Poi, ovviamente, quando ti ritrovi in griglia, lavori sempre per migliorare. Ma ora, anche nei momenti difficili, penso sempre che solo il fatto di essere in Formula 1 ti rende le giornate più belle”. 

 

 

Published by
Luca De Franceschi