Il nuovo circuito di Hockenheim. Ecco come si è arrivati alla sua creazione

Se quella che andrà in scena domenica sarà l’ultima edizione del Gran Premio di Germania sul tracciato di Hockenheim, non ci è lecito saperlo. Gli organizzatori non vorrebbero, per quest’ultimi trattasi di un’ipotesi che non merita neppure di essere presa in considerazione. Ogni volta che il Circus sbarca a Hockenheim, inevitabilmente il pensiero va al vecchio layout del circuito, quell’immensa distesa verde abbandonata al termine della stagione 2001. La stagione successiva ha, infatti, debuttato una nuova versione del circuito tedesco che, eliminata tutta la parte veloce del tracciato che ne faceva un vero tempio della velocità come Monza, non ha mai convinto del tutto appassionati e piloti.

«Il circuito di Hockenheim è sempre stato una calamita di attrazione per la zona. Considerando questo, e la concorrenza di nuove moderne piste da corsa, abbiamo deciso di finanziare un ammodernamento completo nel 2002 e 2003. Gli obiettivi principali erano accorciare la pista a 4,5 km, oramai uno standard per la Formula 1, migliorare le condizioni per i sorpassi e mantenere le caratteristiche principali del circuito», ha sottolineato Georg Seiler, CEO del tracciato, sul sito formula1.com. Un aggiornamento necessario per la pista. Hockenheim avrebbe un contratto per le edizioni 2016 e 2018, ma il Nurburging aveva annunciato di essersi assicurato il GP di Germania per i prossimi cinque anni: «È una vera risorsa per gli appassionati, in particolare le zone come la Mercedes Tribune, dove si ha la possibilità di vedere una vasta zona del circuito, dalla Parabolika al tornante. Le vecchie parti della pista che attraversavano il bosco era una caratteristicha eccezionale del vecchio Hockenheim e a volte ci mancano davvero tanto, ma i cambiamenti hanno raggiunto tutto quello che volevamo e ci hanno dato una pista moderna, degna di ospitare la Formula 1», ha continuato.

Dello stesso parere è anche Herman Tilke, l’architetto di fiducia di Bernie Ecclestone e autore delle Cattedrali del Deserto volute dall’84enne. E, a differenza di quanto si potrebbe pensare, sono stati coinvolti anche i piloti nel layout della pista: «Il compito è diventato progettare qualcosa di nuovo, sul sito esistente, rendendolo più interessante e accessibile per gli spettatori senza impattare sul bosco. Abbiamo condotto dei test virtuali del nostro nuovo design e scambiato delle opinioni con i piloti, incluso Michael Schumacher che ai tempi era presidente della GPDA. Principalmente abbiamo discusso di sicurezza, ma abbiamo avuto anche qualche input per la fase di progettazione – ha sottolineato Tilke – Mantenere il Motodrom e il rettilineo del traguardo è stato uno dei temi principali del nostro progetto e ha portato alla realizzazione della Parabolika come sostituto dei rettilinei mancanti. Un altro obiettivo era quello di aumentare la capacità di spettatori, per cui la costruzione di nuove tribune era molto importante. Abbiamo realizzato una tribuna che permette di vedere il 90% della nuova sezione, dalla Parabolika al tornantino fino alla chicane. I posti per il pubblico sono aumentati di 37.000 unità». Una pista moderna, l’ennesima che ha perso le caratteristiche che la rendevano unica nel calendario.