I piloti chiedono maggiore libertà sulle livree dei caschi
I piloti chiedono di abolire la regola che da quattro anni impone di rimanere fedeli a un unico schema di colori
I grandi miti della Formula 1 hanno sempre associato alla propria immagine una colorazione peculiare del casco. Dal giallo con righe verdi e blu di Ayrton Senna alla colorazione bianco-blu di Alain Prost, per passare al rosso di Michael Schumacher e Niki Lauda fino ai colori delle Asturie di Fernando Alonso e quelli della Finlandia di Mika Hakkinen, senza dimenticare lo sfondo nero con puntini bianchi di Damon Hill, che riprendeva nella livrea quello del padre Graham. Ciascuno ha trovato il suo modo per esprimersi attraverso lo schema di colori da adottare sul rispettivo casco, ma attorno al 2010 la tendenza di mantenersi fedeli a un’unica livrea è andata scemando.
A farsi artefice della moda di cambiare livrea frequentemente è stato Sebastian Vettel, che nel corso della carriera in Red Bull è arrivato a sfoggiare oltre 50 livree diverse! In pratica, il tedesco cambiava colori a ogni gara. In quegli anni, Vettel ha indossato di tutto: da un casco stile astronauta a livree con la bandiera nazionale tedesca, fino alla soluzione inedita (sfoggiata a Singapore nel 2012) di apporre delle luci ad accensione intermittente sulla calotta del casco, ben visibili dagli onboard camera. Negli stessi anni, anche altri piloti (come Hamilton) si uniformarono alla moda di Vettel, pur senza cambiare livrea con la stessa frequenza del tedesco.
Il problema è che, cambiando casco di gara in gara, diventa impossibile associare una determinata colorazione a un certo pilota, come accadeva nel passato. Le stesse livree sono diventate un vero e proprio marchio di fabbrica: è automatico, ad esempio, ricondurre Senna alla mitica colorazione giallo-verde-blu dei suoi caschi, a cui il brasiliano è rimasto fedele per tutta la carriera.
REGOLA FERREA
Per questo, dal 2015 la FIA proibisce di concedere ai piloti la libertà di cambiare casco a piacimento, tanto che durante l’anno è possibile modificare lo schema di colori solo in qualche occasione isolata. Hamilton e Vettel l’hanno già fatto a Montecarlo, in circostanze particolari, correndo con la colorazione di Lauda. Verstappen, invece, è solito modificare leggermente il suo casco in Austria e a Spa, che per lui sono due GP di casa data l’affluenza del pubblico olandese.
L’attuale regola, però, non piace ai piloti, che vorrebbero tornare alla libertà che c’era prima del 2015. La questione, pur se legata al semplice gusto estetico, è tornata d’attualità dopo che la FIA proibì a Kvyat di sfoggiare una livrea speciale nel GP di Russia, dato che il pilota Toro Rosso aveva già esaurito il suo ‘bonus’ a Monza, dove indossò un casco con colorazione dedicata all’Italia.
Vettel, come altri colleghi, si è detto contrario alle direttive FIA: “Dovrebbero cambiare questa regola. Ormai ci sono rimaste poche opportunità per esprimerci e farlo attraverso i colori del nostro casco è una di quelle. Alla gente può anche non piacere se cambiamo i colori di gara in gara, ma alla fine il casco è nostro“.
Pensiero, quello di Seb, che ha trovato parecchi sostenitori, come Verstappen: “Non credo che ci sia un problema di riconoscibilità: se anche cambiassimo frequentemente i colori del casco, ci sono comunque i nostri numeri belli grandi sulla macchina, quindi rimaniamo distinguibili. C’è poi da dire che l’Halo copre parecchio il nostro casco, per cui, anche se cambiassimo colore di gara in gara, chi se ne accorgerebbe?”.