Credits: RedBullContentPool
L’era Turbo-Hybrid non potrà che non essere ricordata come l’era Mercedes. Dal 2014 quelli di Brackley hanno imposto un dominio (quasi) incontrastato, se non per quelle illusioni Ferrari tra il 2017 e il 2018. Ma ora che siamo a ridosso di una nuova rivoluzione tecnica, ci troviamo una griglia più compatta. Non solo il midfield è più vicino ai top; ma sembra proprio che la questione mondiale non sia più solo di pertinenza dei due alla guida delle frecce d’argento. Per quello che abbiamo visto fino ad adesso, la Red Bull si è candidata per impossessarsi dello scettro. Così almeno spera Christian Horner.
In passato siamo stati abituati a vedere una Red Bull partire in sordina, per poi crescere nella seconda parte della stagione. Le monoposto uscite da Milton Keynes erano a livello ma non abbastanza, la squadra impiegava del tempo per ottimizzare il progetto e poi c’era la questione affidabilità. Red Bull non è un costruttore, e si deve confrontare pure con il lavoro di motoristi esterni. Le Power Unit montate sulle RB non sono mai state punto di riferimento in tal senso. Cosa che ha portato prima a stracciare la partnership con Renault, e poi a creare il programma Powertrain.
Ci sono tanti motivi per cui il 2021 è iniziato con un passo differente. Uno è costituito dalle modifiche aerodinamiche (il famoso “taglio del fondo”) su vetture che non potevano essere rivoluzionate, ma solo modificate grazie all’uso di un limitato numero di token. Davanti a ciò il team capitanato da Horner ha saputo ovviare meglio al problema rispetto ai campioni di Stoccarda. E poi vi è Honda, che al suo ultimo anno in Formula 1, è riuscita in un balzo in avanti importante nelle performance – non nomino l’affidabilità perché solo più avanti vedremo se anch’essa c’é o non c’é.
Christian Horner in un’intervista al New York Times ha parlato della stagione: “Questo è quello che i fan vogliono vedere, d’altro canto non so se i miei nervi reggeranno. Speriamo [ndr. comunque] di essere in grado di stare lì fino alla fine. Il cambio regolamentare è stato positivo per noi. Abbiamo avuto un inverno solido, in cui siamo riusciti a sistemare alcune debolezze della nostra macchina, che erano principalmente aerodinamiche. E anche loro [ndr. riferendosi a Honda] hanno fatto un ottimo lavoro. È una combinazione di elementi”.
Sugli avversari: “Mercedes non ha fatto un buon test, cosa che ha creato un po’ di fermento. Ma Mercedes è Mercedes, e sai che è solo una questione di tempo perché loro riprendano il via. Si è visto già alla prima gara che erano tornati competitivi. Noi spingiamo per mettergli pressione. Ci saranno tracciati che saranno meglio per noi, e altri meglio per loro. Sono sicuro che sarà un campionato movimento”.
“Non c’è niente di più esaltante che correre contro Lewis Hamilton, questo è quello che vogliamo fare”, ha dichiarato il Team Principal della Red Bull. “Senza dubbio, lui ha tra le mani una macchina vincente e alle spalle un team vincente. Che riuscirà nel suo intento se non noi non facciamo il nostro. Ma è il mio scenario preferito, quello di lottare con un altro team che è al meglio, e che in certe circostante è potenzialmente davanti”.
Continuando con: “Abbiamo finalmente una vettura capace ogni weekend di fare un buon risultato. Lottare per il primo, secondo o terzo posto dipenderà dal circuito – è difficile fare una proiezione – ma, ad oggi, abbiamo sempre fatto bene. È certamente più piacevole sapere di avere la possibilità di vincere che essere un semplicemente partecipante”.
La RB16B è una monoposto in grado di giocarsela. Ma cosa sarebbe se tra le mani non l’avesse Max Verstappen? Così come Lewis Hamilton sulla W12. In uno sport dove in generale la percentuale tra pilota e vettura è 30-70 (con ottimismo), è da sottolineare il fatto che il driver, in una situazione di parità o quasi, sappia fare la differenza. Non che ce ne voglia Sergio Perez o Valtteri Bottas, ma dove c’è lotta la combinazione vincente è solo quella pilota migliore su monoposto migliore.
Un discorso che vale per il campionato piloti. Ma in quello costruttori non bisogna sottovalutare il ruolo di quelle che oggi va di moda chiamare “seconde guide”. Quelle che con la costanza, con il rubare punti all’avversario incidono per la conquista “dell’altro mondiale”. Aspetto decisamente da non prendere sotto gamba. A tutti piacerebbe vedere più competitività anche interna, ma nell’economia di una squadra è innegabile che questa non sia fruttuosa.
Per concludere pensiamo al 2016 e alla lotta intestina tra Hamilton e Rosberg. All’epoca la Mercedes non aveva nessun rivale e non viveva la preoccupazione di perdere il campionato, ma in una situazione come quella odierna la preoccupazione sarebbe stata un leit motiv non irrilevante.
Come proseguirà la stagione non lo possiamo sapere. Possiamo solo sperare, come Horner, che la Red Bull e Verstappen mantengano il passo della Mercedes e di Hamilton. I campioni del mondo ci hanno insegnato che non è loro abitudine mollare la presa, e siamo sicuri che non lo faranno neanche stavolta. Neanche quando l’attenzione (si suppone) dovrà spostarsi con maggiore decisione al 2022.