Credits: Red Bull Content Pool
Si è appena concluso il secondo fine settimana di gara della stagione, eppure dopo il GP dell’Arabia Saudita le idee appaiono già piuttosto chiare. Ciò non significa che nell’arco dei mesi alcune cose non possano cambiare, ma la sensazione che lascia Jeddah non dà scampo. La Red Bull è indiscutibilmente la squadra che si porterà a casa entrambi i titoli. Prematuro? No, niente affatto. Il vantaggio di cui godono oggigiorno è difatti troppo ampio per far sì che possa esserci un qualche tipo di recupero da parti degli altri, motivo per cui ogni speranza in merito ad un campionato combattuto vede spegnersi.
La domenica sul Mar Rosso ha altresì palesato la gerarchia delle forze in campo. Aston Martin è attualmente seconda, mentre Mercedes e Ferrari si sono rivelate rispettivamente la terza e la quarta. Seguite a ruota da Alpine, in solitaria. Al di fuori dei primi dieci c’è più molta più bagarre fra Haas, AlphaTauri e Alfa Romeo. Dispersa McLaren, scivolata sul fondo insieme a Williams.
Ferrari – 4
Se penso a Jeddah, non credo che la SF23 potesse ottenere di più rispetto a quello che ha avuto. E se guardo solo e unicamente a quelle che erano le loro possibilità, si può dire che non abbiano disputato una cattiva gara. In fondo la strategia era giusta, anche se in parte resa vana dall’uscita della safety car, ed i pit stop buoni. Tuttavia non può non venirmi in mente il perché la Rossa si trovi al non poter andare oltre la sesta e settima piazza. E si torna sempre lì, al fatto che a luglio dello scorso anno han deciso di focalizzarsi sul progetto del 2023, e se questi sono i risultati mi pare evidente che qualcosa non è andato nel verso giusto.
Red Bull – 9
L’eccellenza della griglia, figlia di un maestro quale Adrian Newey, gestita dalle sapienti mani di Christian Horner e guidata da un fuoriclasse come Max Verstappen. Insomma, un mix vincente. Non che Sergio Perez non abbia fatto il suo, ma appunto guida una Red Bull e non vedo come per lui ieri sarebbe potuta andare diversamente. Con il due volte campione del mondo si sono invece un po’ impiccati da soli col problema accusato durante le qualifiche; un imprevisto che tutto sommato ha aggiunto un po’ di pepe ad una corsa che altrimenti avrebbe avuto un finale già scritto.
Aston Martin – 7
La monoposto competitiva c’è, ora però sarebbe il caso di non fare più gli stessi errori. Parlo di quelli commessi con Lance Stroll, in cui prima abboccano all’amo gettato dalla Ferrari, poi accusano problemi di affidabilità. L’ex Racing Point si salva in extremis con Fernando Alonso, le cui vicende a Jeddah sono continuate fino a tarda serata. L’errore in partenza dello stesso pilota nel posizionarsi sulla casella provoca la prima penalità di cinque secondi, successivamente gliene viene affibbiata un’altra di dieci secondi per non aver pagato correttamente dazio facendogli perdere il terzo posto, infine a distanza di ore questa stessa gli viene annullata. Ed ecco qui che si arriva al secondo podio consecutivo stagionale.
McLaren – 4
I gamberi devono proprio essere graditi in quel di Woking, anche perché altrimenti non mi spiego il trend intrapreso negli ultimi tre anni. Le qualifiche mi avevano illuso che potesse esserci qualcosina di più da poter tirare fuori, una sorta di via di mezzo fra i due piloti, eppure no. Eccole lì in quindicesima e diciassettesima posizione. L’unica nota positiva? Oscar Piastri.
Mercedes – 6
George Russell e Lewis Hamilton non potevano ottenere di più, già il fatto di essere risultati superiori a Ferrari in termini di passo sicuramente un po’ li soddisfa. Seppur sia ovvio che non è quello a cui ambiscono, come dichiarato a più riprese da chiunque all’interno della squadra. Al momento però questo è. D’altronde lo hanno scelto loro di continuare imperterriti con la filosofia zero pod.