Formula 1 | Red Bull: Ricciardo salva il bilancio di una prima metà stagione in salita

© Red Bull press area

Inutile negarlo, la grande delusione di queste prime gare del 2017 si chiama Red Bull. Partita con grandi ambizioni, dopo un 2016 promettente, la coppia Ricciardo Verstappen ha dovuto ben presto fare i conti con una monoposto rivelatasi al di sotto delle aspettative.
Nell’anno in cui l‘aerodinamica è tornata a recitare un ruolo determinante, la Red Bull RB13 uscita dalla matita di Adrian Newey, Rob Marshall e Dan Fallows sarebbe dovuta essere la monoposto favorita.

Ascesa al ruolo di principale antagonista della Mercedes nel 2016, quest’anno avrebbe dovuto essere quello della consacrazione, o perlomeno una stagione da vivere in lotta costante con Mercedes e Ferrari. Invece non è andata così. Già dai test invernali, la RB13 e la power unit Renault hanno palesato una preoccupante mancanza di affidabilità, che ha turbato le notti di Ricciardo e Verstappen anche all’inizio del campionato, dove i due piloti si sono ritirati quasi ad ogni appuntamento. A Ricciardo è toccato il k.o. nella sua Australia, dopo un weekend da incubo, a Verstappen in Bahrain per un’avaria ai freni, a Ricciardo di nuovo in Russia.

A Barcellona, i media hanno accolto con clamore le novità apportate alla RB13, presentata in “versione B” dopo le deludenti prime quattro uscite. Risultato? Un terzo posto con Daniel Ricciardo a… 75″ dal vincitore Hamilton!
Niente da fare, le novità portate da Milton Keynes non hanno sortito gli effetti sperati.
La Red Bull è un team dinamico, come ha dimostrato nel 2016 progredendo in maniera esponenziale, ma il passo avanti auspicato e promesso a inizio anno non c’è stato.

Dodici mesi dopo, il team con base a Milton Keynes non è ancora riuscito a produrre quei grandi passi avanti compiuti lo scorso anno e che venivano dati per scontati da Chirs Horner a Melbourne, quando dichiarava che la RB13 avrebbe conosciuto una crescita costante, gara dopo gara. Basta vedere i dati dell’ultimo weekend corso in Ungheria, la pista prediletta della macchina di Newey, nonché uno dei tracciati preferiti dei suoi piloti. Le RB13 hanno mancato prima e seconda fila e in gara la macchina superstite di Verstappen ha terminato con un misero quinto posto, in scia alle Mercedes.

Se la macchina è un po’ mancata, almeno in questa prima metà stagione, diverso è il giudizio sui piloti, che hanno dimostrato un rendimento diametralmente opposto. Ricciardo, dopo un avvio in sordina, dall’arrivo in Europa si è rivitalizzato, cogliendo cinque podi consecutivi, fra cui la vittoria dell’Azerbaijan. L’australiano ha confermato il trend positivo del 2016, dimostrandosi pronto a cogliere ogni occasione e salvando più volte il bilancio. Va detto che spesso in qualifica Daniel è sui livelli di Verstappen, ma in gara sembra avere una lucidità e capacità di cogliere le occasioni che ancora manca al giovane compagno.

Diverso il discorso per Max Verstappen, vera delusione di questa prima parte del campionato. L’olandese ha colto un solo podio in Cina, ad inzio aprile, poi ha alternato ritiri a prestazioni incolori. Qualche guizzo c’è stato, come la partenza fulminante in Canada, ma troppo spesso l’irruento olandese finisce in mezzo a incidenti che lo portano al ritiro (oppure causano il ritiro altrui, come in Ungheria…) oppure a situazioni controverse. Per gli incidenti al via di Barcellona e Spielberg, di sicuro non è Verstappen il colpevole, diverso il discorso per l’ultimo patatrac in Ungheria, dove Max ha speronato Ricciardo nel tentativo di resistergli a tutti i costi. Questo la dice lunga sulla rivalità che regna in casa Red Bull e sullo stato d’animo dell’olandese, che quando si vede sorpassato dal compagno perde lucidità.

Proprio l’armonia interna è il fattore a cui alla Red Bull dovranno porre più attenzione in ottica futura: da un lato sarà necessario mantenere la serenità tra i piloti, dall’altro offrire loro una vettura in grado di vincere. Verstappen si aspettava di poter lottare per il titolo già quest’anno: alla terza stagione in Formula 1, con una buona macchina tra le mani, il 19enne olandese avrebbe avuto le carte in regola per dire la sua. Invece dovrà attendere ancora. L’anno cruciale, allora, sarà il 2018: Verstappen vuole vincere il titolo il prima possibile e se la Red Bull non si dimostrerà all’altezza come quest’anno, forse le due parti potrebbero meditare la separazione. Del resto, è questo che ha lasciato intendere il manager di Verstappen nei giorni scorsi, quando diceva che la pazienza di Max non è illimitata…