Formula 1 | Qualifiche GP di Australia 2018, le pagelle
Pagelle qualifiche da Melbourne. Lewis Hamilton riprende da dove aveva lasciato, quasi, la stagione 2017 di F1. Conquista la prima qualifica del 2018 in Australia, Albert Park, imponendo una noia disarmante, argentea, relegando i due Ferraristi alle spalle, con un cospicuo carico di decimi sul groppone. Con una furbetta Red Bull a diretto contatto.
Piloti
Kevin Magnussen – 7
Di biondo in biondo, da scandinavo a scandinavo. Magnussen, Kevin, invece di Valtteri Bottas, compare nella top 6 della prima qualifica del 2018. Una Haas, la vettura, che dopo i patimenti della passata stagione, parte benissimo in quel di Melbourne, con il danese figlio d’arte. Una bellissima prestazione, a bastonare il po’ più blasonato in termini di fama, il compagno Romain Grosjean. Un pilota che cerca la sua maturazione, che nel team americano si è aggrappato con le unghie, nel quale, relativamente lontano dai riflettori, sta tentando la scalata in F1. Questa prima qualifica australiana potrebbe dargli ancor più slancio e fiducia, sebbene le insidie gara sono infinite. Duro.
Daniel Ricciardo – 6
Daniel, Danielino, che combini in casa. Si fa segnare un goal dall’olandese volante, quello scomodissimo di un talento dell’altro lato del box. Chissà, distratto, da una penalità di 3 posizioni per la svista semaforo nelle libere. Pur sempre lucido e realista nelle capacità di analisi fuori pista. Però. Un tantino in ritardo in pista, nonostante il suo piedone, una RB14 in splendida forma. Riprende il trend tenuto in qualifica nella stagione addietro, spesso messo lì al palo dal #33. Alle prese con uno scenario domenicale più complicato a seguito della partenza dalla quarta fila. Che i canguri possano venire in aiuto Seccato.
Max Verstappen – 8
Il terrore orange di Max Verstappen continua ad imperversare, ad acquistare valore. Battuto il compagno, con nonchalance, a ridossissimo della coppia rossa, piazzando le ruote della sua RB14 nello stesso decimo. Un partente in mescola Supersoft, il compound di mezzo a durezza di questo primo appuntamento del calendario 2018. Una posizione davvero promettente, con carte buone da giocare, da calare sul tavolo anche a mo’ di bluff. Una eterna spina nel fianco, di quelli davanti, una gatta difficilissima da pelare, che se supportata dalla ottima vettura bibitara, potrà ambire a fare la festa più e più volte. Pronto.
Sebastian Vettel – 8
Il naziskin, per questioni di hair look, Sebastian Vettel, c’era stato quasi dopo la Q2. A mettersi dietro il rivale per l’iride 2017, nulla di fatto. La cruda realtà lo ha visto accusare decimi di ritardo, alla fine della Q3. Un Vettel a corrente alternata sino alla qualifica, alle prese con una buonissima Loria, la sua Ferrari SF71H, ancora in trattativa per ratificare il nuovo fidanzamento. Una nuova fiamma ancora un po’ Diva, più difficile da conquistare in riferimento alla Gina. Tutto sommato una conferma dopo le buone prestazioni del Montmeló, un inizio di espiazione delle negative sentenze profuse dai non addetti ai lavori in questa quindicina di giorni di attesa. Attento a Max. Morbido.
Kimi Raikkonen – 9
Il Raikkonen che non ti aspetti, che può sempre venire fuori, da un momento all’altro. C’è di più. Si, perché Kimi ha condotto un percorso di avvicinamento alle qualifiche bello tosto e consistente. Senza vuoti. Riesce a sancire il buon feeling con questa prima versione di SF71H, girando sul giro secco australiano all’unisono con il più accreditato compagno di colori. Un esordio di stagione convincente, di un pilota etichettato un quasi ex, vista l’età, visto le parole di Marchionne, vista la relativa considerazione avuta in questa sua seconda carriera in rosso. Un passo minuscolo verso una benvoluta riconferma. Bravo.
Lewis Hamilton – 10
Non saranno 44 i gatti da mettere in fila, ma il resto è un piccolo abisso, quello in decimi inferto alle due Ferrari. Il solito #44, Lewis Hamilton, calante sull’asfalto dell’Albert Park un giro alla morte, cattivissimo per freddezza di esecuzione. Un colpo mortale, la chiusura rapida e inappuntabile della pratica Pole Position in quel di Melbourne 2018. L’inizio, il primo mattoncino per la costruzione del suo castello dei sogni, quello di battere l’Hamilton versione 2017, in costanza di rendimento. Una ammissione. Un dettaglio da tanti cancellato, mal revisionato dopo la gloriosa conquista del suo quarto sigillo iridato. Solito.
Team
Red Bull – 8
La Red Bull ha fatto bene i compiti invernali, lì sull’onda della chiusura in crescita 2017. Una fortissima RB14, additata addirittura dal campione del mondo quale la vettura da dover battere all’Albert Park. Sornioni, qualificati con la mescola rossa, partenti con la previsione teorica di un primo stint di gara più lungo. Innanzitutto per andare a viaggiare per qualche tornata in testa al gruppone, per intentare una ardua strategia soste, attuabile qualora le valutazioni sulla tenuta prestazionale di queste Pirelli 2018 abbia margine di errore nullo. Un punto di partenza in questo nuovo mondiale decisamente migliore di quello dell’annata passata. Preparata.
Ferrari – 9
La SF71H risponde allo scetticismo, ai catastrofisti, non alla Mercedes. Tutto secondo programma, con qualche decimino di troppo di ritardo, dovuti alla magia del Lord di Stevenage. Una vettura che risponde bene alle modifiche, che sembra aver ereditato quanto di meglio aveva la sua amata mamma, la SF70H. Una squadra apparentemente solida che, seppur osando dal punto di vista tecnico, ha saputo tenere la scia dei rivali. Resta da sciogliere l’ultimo nodo, la quantificazione del gap prestazionale a livello power unit. In questo un banco di prova ottimo il tracciato di Melbourne, esigente sui consumi, il neo, eventuale, che affliggerebbe la prima specifica 2018 di propulsore Ferrari. Valida.
Mercedes – 10
Le facce dei capi Mercedes sembrano imperturbabili, a tratti spaventate nei box di Melbourne. Balle, scena, semmai concentrati, consci che il largo dominio dei primi anni era turbo-ibrida è un relativo ricordo. Di mosse sbagliate dell’enturage tecnica di Brackley, manco a pensarci, vista l’incrinabile solidità tecnica dei tecnici d’argento. Una conferma, scontata, dopo i test spagnoli, anche per merito del campione del mondo. I soliti di Stoccarda, difficili da battere, da sorprendere, da gettare nel panico. Una gara in ascesa, una vittoria alla portata, nonostante il non potersi fidare di queste nuove morbidose gomme 2018. Direttrice.