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Formula 1

Formula 1 preoccupata per gli incendi in Australia

La difficile situazione ambientale che aggrava sul nostro pianeta è un problema comune, dai semplici cittadini fino ai piloti e all’industria automobilistica

Dallo scorso settembre, l’Australia è stata colpita da un’ondata di incendi che sta devastando l’intero Paese. Le alte temperature di questi ultimi mesi, e i forti venti della zona, sono solo alcune della cause che hanno alimentato le fiamme. Con la stagione 2020 di Formula 1 che si aprirà proprio a Melbourne, anche il Circus è preoccupato per questa grave crisi.

A Sydney, la scorsa settimana, la temperatura ha toccato i 48,9 gradi, sprigionando un brutale incendio che ha bruciato circa 5,8 milioni di ettari, equivalenti a 58 mila chilometri quadrati, la superficie di nazioni come il Belgio o la Svizzera. Il bilancio dei danni è impressionante: 24 vittime e migliaia di cittadini evacuati per il pericolo. A ciò, si aggiungono i danni materiali, circa 1300 case divorate dalle fiamme.

Situazione devastante anche, e soprattutto, per la flora e la fauna locale.  Secondo i dati dell’Università di Sidney, circa 480 milioni di animali sono deceduti per l’incendio e il 30% dei koala e dei canguri presenti in zona sono morti. La situazione Australiana è preoccupante, l’allarme ambientale sta coinvolgendo il mondo intero, che oramai si scaglia contro realtà inquinanti come la Formula 1.

RITMO AMBIENTALE INSOSTENIBILE

Si stima che la quantità di CO2 emessa nel campionato 2018 di F1 sia di 256.551 tonnellate, ma i dirigenti del Circus stanno lavorando con grande fermezza per ridurre drasticamente questi dati. All’introduzione delle power unit ibride nel 2014, si è aggiunto l’obiettivo di raddoppiare la percentuale di biocarburante utilizzata dalle monoposto, dal 5,75% al 10%, e di arrivare a un campionato a zero emissioni nel 2030.

Bisogna però notare che solo lo 0,7% di carbonio emesso proviene dalle monoposto. Il grande inquinamento è generato dagli spostamenti del personale e delle scuderie via aerea, marittima e stradale. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quindi, le auto da corsa producono meno CO2 di tanti altri sport. Ad esempio, il Mondiale di calcio 2010 in Sudafrica ha generato 2,8 milioni di tonnellate.

Per la FIA è evidente, la categoria regina deve occuparsi del problema ambientale e agire di conseguenza, non solo per il pianeta ma anche per la sopravvivenza del campionato stesso. Infatti, stando a quanto riportato dalla BBC, la Federazione e Liberty Media sarebbero in costante contatto con gli organizzatori del Gran Premio d’Australia per studiare metodi per sostenere le persone colpite dagli incendi.

“Il motorsport è a rischio per due motivi”, ha detto durante un’intervista Jean Todt. “Uno è l’inquinamento e l’altro sono gli incidenti. La sicurezza e l’ambiente sono fondamentali per garantire il futuro dell’automobilismo”. L’impegno ambientale è sostenuto anche dal boss di Liberty Media, Chase Carey. “Non abbiamo una tabella di marcia dettagliata, ma il ruolo che vogliamo svolgere è di leadership. Speriamo di essere in prima linea per mostrare che ciò è possibile. Per noi, questo è un problema offensivo, non difensivo. Abbiamo la capacità e l’opportunità di sviluppare un percorso che ci porti verso gli obiettivi prefissati“.

Published by
Alberto Lanzidei