Credits: @f1 (Twitter)
Da un po’ di tempo a questa parte la FIA ed il suo presidente Ben Sulayem sono al centro di numerosissime discussioni. Fra cui quella legata all’ultima modifica del Codice Sportivo Internazionale volta letteralmente a tappare la bocca agli atleti sulle più spinose questioni del mondo. Che siano sociali, ambientali, politiche o altro. La reazione non è tardata, e da quando la notizia è uscita chi ha avuto occasione di parlare non ha mancato di chiarire la sua posizione. Da Max Verstappen, Alex Albon, Valtteri Bottas – “Non capisco perché vogliono controllarci“ – fino a Stefano Domenicali.
“La Formula 1 non metterà mai il bavaglio a nessuno. Vogliono avere il diritto di esprimere il loro pensiero, e più una piattaforma gli consente di dire quello che desiderano nel modo più adeguato e meglio è. Abbiamo una grande opportunità che ci è data dalla posizione sempre più globale del nostro sport, multiculturale e con dei valori”, ha detto il manager italiano nell’intervista rilasciata al Guardian.
“Stiamo parlando di venti piloti, dieci squadre e di tanti sponsor che hanno idee e visioni differenti. Non posso dire che una sia corretta e l’altra sbagliata, ma è opportuno, se necessario, dare loro modo di discutere delle proprie opinioni nella maniera più aperta possibile. Non cambieremo il tipo di approccio che abbiamo avuto come sport. Che dovrebbe rimanere in linea dando a ciascuno la chance di parlare; senza usare toni aggressivi e senza offendere, ma con rispetto”.
“Continuiamo a monitorare la situazione”. Spiegando poi: “Stiamo mantenendo informati i piloti, e facciamo degli incontri con la GDPA [Grand Prix Drivers’ Associations] per parlare di come possiamo permettere ai piloti di aprirsi come essere umani. Gli atleti possono essere molto emotivi e passionali su determinati temi, ed avere la necessità di pronunciarsi con le persone di cui si fidano“.
“Ci riferiamo al regolamento, ed in questo caso il legislatore è la FIA. Penso che la Federazione chiarirà quanto affermato […]. Sono sicuro che [alla fine] la FIA condividerà la nostra stessa visione, tuttavia loro fanno parte di una federazione olimpica in cui ci sono protocolli a cui devono attenersi”. Ciò perché la FIA nel 2011 è stata riconosciuta federazione dal Comitato Olimpico Internazionale, e gli ha conferito così la carta olimpica.
“Ho avuto diverse discussioni con i piloti lo scorso anno su come la Formula 1 dovrebbe essere una piattaforma, su come accendere i riflettori su certi argomenti che crediamo importanti. La Formula 1 dovrebbe aiutare i piloti ad intervenire, se lo desiderano. È fondamentale avere un dialogo costruttivo. Se questo non dovesse accadere, si creerebbero confusioni o problemi dove non ce n’è bisogno“.