Credit: Martin Brundle Instagram Profile
Sembrano non finire mai le polemiche riguardanti il GP di Abu Dhabi. In quello che è stato un vero e proprio dramma sportivo, alla fine ha vinto Verstappen. Ma, visto il modo in cui ciò è successo, molti sono rimasti amareggiati. Non tanto dal risultato sportivo, sempre imprevedibile, ma dalle modalità con cui esso è stato raggiunto. Quanto accaduto in pista è stato oscurato dalle vicende che hanno coinvolto Michael Masi e i team principal di Mercedes e Red Bull. Il tentativo di influenzare le decisioni del direttore di gara sono rimasti indigesti a molti. E ora si chiede maggiore chiarezza. Tra gli scontenti figura anche Martin Brundle che si scaglia contro Red Bull.
Nelle scorse settimane l’opinionista britannico aveva messo nel mirino Toto Wolff. L’argomentazione, di fatto, non muta. Cambiano solamente gli imputati. Questa volta, infatti, nell’occhio del ciclone ci è finito Jonathan Wheatley. Nell’ultima registrazione resa pubblica, si sente Wheatley dire: “[le auto doppiate] non è necessario lasciarle sdoppiare e aspettare che raggiungano il fondo della corsa. Devi solo lasciarli andare, e poi abbiamo una gara automobilistica tra le mani“. La risposta di Masi fu: “Understood“, traducibile con “Capito”, ma anche come “Ricevuto”.
“Certamente c’è una regola non scritta in Formula 1, ovvero che si cerca di non far finire una corsa in regime di Safety Car“ ha ammesso Brundle “Ma questo non dovrebbe diventare più importante delle regole stesse“. “E non c’è nemmeno bisogno di essere un fan di Lewis Hamilton per pensare che in questo momento dovrebbe essere un otto volte Campione del Mondo“, ha continuato, “Per me, il problema è che non è stato applicato il regolamento, il quale prevede che la Safety Car sarebbe dovuta rimanere in pista per un altro giro“.
Il nuovo audio, però, non cambia l’origine del problema. Come è lo stesso Brundle a dichiarare: “Non è affatto bello per la Formula 1, ma non credo che questo audio cambi la narrativa davvero scomoda di ciò che è successo“.
Tutti – dai tifosi a piloti -, a questo punto, chiedono solamente una cosa: regole non interpretabili. Fino a quando ci sarà una possibilità di leggere il regolamento in chiave personale i team principale continueranno a tentare di influenzare le decisioni. E fino a quando ciò accadrà la pista non sarà protagonista. Perché a far da padrone sarà sempre la polemica.