Credit: @dakarinsaudi Twitter
Dalla gioia di sentirsi da subito competitivo nei confronti degli specialisti della disciplina, alla tristezza della morte di Paulo Gonçalves nella settima speciale. Quello che la Dakar dà, la Dakar leva. Ed è la stessa cosa che deve aver pensato anche Fernando Alonso.
Nessuno avrebbe immaginato che l’ex pilota pilota di Formula 1 potesse spingersi così al limite. Da sempre la Dakar è considerata la gara più difficile nel mondo delle corse automobilistiche. I piloti che partecipano a questo raid, percorrono in media quasi 700 chilometri al giorno tra dune, rocce e ogni sorta di trappola che in qualsiasi momento della gara può rendere la vita impossibile all’equipaggio. Ma quello che spesso si dimentica è che questa gara può diventare anche pericolosa. Molto pericolosa.
Ancora di più per chi, come Alonso, si trova a disputare la sua prima Dakar della carriera, con alle spalle qualche test nel deserto ma senza una vera esperienza alle spalle in corse di questo genere. Lo stesso ex pilota di Formula 1 ha dichiarato che fino a pochi mesi non immaginava come poter mettere in moto quelle automobili, come affrontare una duna senza ribaltare la vettura. E in tal senso è stato di esemplare aiuto Marc Coma, cinque volte vincitore della Dakar tra il 2006 ed il 2015 e veterano della corsa.
A stupire fin dalle prime tappe è stata la velocità dello spagnolo. Se nelle prime due tappe Alonso ha preso confidenza col terreno e con la macchina, nella terza giornata ha messo le mani sul quarto posto di giornata. Giusto per far capire che non si trova lì perché si stava annoiando a casa.
E probabilmente di più non poteva proprio fare. L’asturiano arriva da gare sull’asfalto. Dal mondo organizzato dei circuiti, è passato letteralmente alla “giungla”.
La galoppata nel deserto per Alonso però non è stata tutta rosa e fiori a causa di alcuni errori commessi un po’ alla rinfusa che ha scontato nella classifica generale. Ma in linea di massima la partecipazione di Alonso alla Dakar ha fatto ricredere anche chi ha accolto con riluttanza la presenza dello spagnolo quando venne ufficializzata.
Il caso più famoso forse è quello di Isidre Esteve, motociclista spagnolo specializzatosi nei rally raid, che aveva definito la partecipazione dell’asturiano alla Dakar come un caso puramente mediatico: “Una menzione di merito va a Fernando Alonso che ha disputato una grande Dakar – ha commentato il catalano – Ha piacevolmente sorpreso tutti, dentro e fuori dal campo. Non è una cosa da tutti i giorni vedere un pilota che arriva dai campionati su asfalto comportarsi così bene tra le dune.
Fernando ha dimostrato che senza problemi è capace di tenere un ritmo vicino alla top 5 e, per un pilota come lui senza esperienza in questa disciplina, stiamo parlando di qualcosa di ragguardevole. Un merito che, va precisato, deve essere condiviso con il suo copilota Marc Coma. Un fantastico navigatore che ha regalato ad Alonso preziosi consigli su come affrontare ogni situazione“.
Non è stata una semplice Dakar per nessuno. Tanto meno per Alonso e Coma che si sono trovati a cambiare un numero indecifrato di ruote, che hanno effettuato riparazioni di ogni tipo, che si sono visti immersi in una serie di situazioni alle quali, soprattutto l’ex pilota di Formula 1, non era abituato.
Eppure questa Dakar è piaciuta, e non poco, ad Alonso che proprio nella sua ultima conferenza stampa ha lasciato intendere che tornerà. Magari già il prossimo anno.