Ci fa un gran piacere che l’icona Martini torni nel mondo dei motori perché il suo marchio, il suo simbolo, rappresenta, in qualche modo, la storia del motorsport e quei colori inconfondibili bianco-rosso-azzurro-blu sono in grado di riportare indietro la Storia, quella, come vedete, con la S maiuscola, semplicemente grazie alla loro potenza cromatica e alle storie che scorrono attraverso quelle fasce multicolori così belle, così eleganti, così “racing“. Andiamo, quindi, a scoprire qual’è il lungo connubio che lega l’azienda, una volta torinese, ora multinazionale legata al colosso Bacardi, col mondo dei motori.
Il marchio torinese, però, non si accontenta di rimanere esclusivamente nel mondo dell’endurance. A partire dagli anni ’70 inizia anche l’avventura in F1. Prima con la Tecno, nel 1972, poi, nel ’75, con la Brabham gestita da Bernie Ecclestone. Una monoposto con i colori Martini e un motore Alfa Romeo. Nel ’79, la fascia con i 4 colori è presente lungo le fiancate della Lotus. Poi il marchio sembrò sparire dal Circus. Tuttavia, guardando con attenzione al passato recente, ci si accorge di come dal 2006 al 2008, i musetti Ferrari portarono a spasso per i circuiti di tutto il mondo il marchio Martini.
Ora una nuova avventura. Un nuovo impegno con un team duro e, soprattutto, puro. Uno zoccolo duro della vecchia F1 che si ostina commoventemente a non sparire.« Williams e Martini condividono una storia ricca nel mondo dei motori e i valori dei nostri due brand, uniti alla comune passione per le gare, creano un sodalizio naturale. Sarà fantastico vedere le strisce distintive della Martini Racing ritornare in Formula Uno all’unisono con Williams», afferma il vecchio Sir Frank accompagnato dalla figlia Claire che, adesso, gestisce il team più british del Circus. E forse non è un caso. Anche l’agente di Sua Maestà più famoso del mondo aveva un debole per il Martini “Shaken, not stirred”