È davvero singolare assistere a come si possa cambiare velocemente opinione sulle persone, nella vita. Alzi la mano chi di noi, non ha mai riqualificato magari un conoscente che si è rivelato un amico o il contrario, in cui la persona fidata, non si rivela poi così tanto affidabile. Soprattutto quando si parla di sport, è un atteggiamento tipicamente italiano: basta un nanosecondo per trasformarti da nullità a idolo. Sapete qual’è il bello di disporre di un sito, e se vogliamo dirla tutta, andare avanti con le proprie gambe, senza sottostare a qualcuno? Non avere vincoli nello scrivere, non avere qualcuno, più in alto di te che possa metterti in bocca parole che non avresti nessuna intenzione di dire. E questa, per un certo verso, è sempre stata la nostra filosofia redazionale.
Quello di Sergio Marchionne è un personaggio dalle mille sfaccettature, una figura, che per il ruolo che occupa, in seno alla FCA, ha attirato sulla propria persona le antipatie degli italiani, e non solo per classe sociale. Dedichiamoci un attimo all’economia mondiale. Quella del manager italo canadese è la figura che incarna gli spiriti regressivi del capitalismo, pronto a tutto pur di portare in alto la FIAT, e aumentarne i profitti. Marchionne è l’uomo che ha attuato una politica di discriminazione nei confronti del sindacato che nella FIAT, così come in altre industrie metalmeccaniche, si è sforzato di difendere i diritti dei lavoratori, è l’uomo che, con la scelta di delocalizzare la produzione è andato a indebolire il sistema industriale nazionale, l’uomo che ha appoggiato quella che forse si potrebbe anche definire centralità del profitto e dello sfruttamento.
Marchionne è l’uomo chiave del gruppo FCA. L’oramai ex azienda italiana negli ultimi anni ha pensato solo a pianificare la fuga dall’Italia, passando per lo scontro con la FIOM, le battaglie legali perse contro i lavoratori, l’acquisto di Chrysler. Almeno per la grande maggioranza degli italiani, fino a pochissimi mesi fa quello di Sergio Marchionne era uno dei personaggi maggiormente disdegnati del panorama nazionale, per tutta una serie di svariate coincidenze. Poi è bastato il passaggio di consegne con Luca di Montezemolo, come Presidente della Ferrari, per far allentare la pressione sul manager italo-canadese da parte degli italiani, perplessità che sono del tutto svanite dalle menti comandate dal tifo, non appena la Ferrari è salita sul gradino più alto del podio.
Sergio Marchionne è diventato l’uomo del momento. I soldi che i contribuenti italiani hanno investito, da generazioni, nella FIAT sono un lontano ricordo, degli operai, che in occasione della II Guerra Mondiale hanno salvato, a rischio della vita, importanti stabilimenti dallo smantellamento nazista non si parla più, l’aumento di capitale da parte del Lingotto nella partita RCS, è decaduta in ultima pagina, una scelta strategica, quest’ultima com’è stata definita dallo stesso Marchionne, che inevitabilmente ha messo in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana. Trovatemi un quotidiano o magazine online, che scrive contro uno dei maggiori azionisti del gruppo editoria di appartenenza. Fantascienza.
Qui non si parla di sport e gli italiani non possono chiudere gli occhi. Il tifo, o l’amore che gli appassionati provano per la Ferrari, non può permettere a un popolo intero di foderarsi gli occhi di prosciutto. Sergio Marchionne è sempre Sergio Marchionne e il ritorno alla vittoria del Cavallino Rampante, non può cancellare i punti neri di una storia che tocca la nostra Nazione troppo da vicino.
Eleonora Ottonello
@lapisinha