Credits: Red Bull Content Pool
Nonostante l’olandese e il britannico nel corso di questa stagione non stiano battagliando per il bersaglio grosso, le cicatrici lasciate dalla lotta mondiale del 2021 sono ancora evidenti. L’ultimo episodio è accaduto lo scorso fine settimana in quel di Budapest: ha fatto il giro del web un video in cui si vedono alcuni tifosi di Verstappen dare fuoco a un cappellino Mercedes. A condannare l’episodio ci ha pensato direttamente l’attuale Campione del Mondo in carica: “Ovviamente è inaccettabile. Non sono assolutamente d’accordo, è semplicemente disgustoso“.
Ma non è il primo “incidente” che avviene. Ricorderete quanto accaduto qualche settimana fa durante il Gran Premio d’Austria, nel quale alcuni fan sugli spalti sono stati vittime di razzismo e insulti omofobi. La Formula 1 deve trovare il modo di ridurre questo odio che ormai va ben oltre la semplice ostilità sportiva. Anche se, ad oggi, il “come” rendere impossibile tutto ciò resta la grande incognita.
Tramite un video pubblicato sui social la Formula 1, i 20 piloti, il CEO Stefano Domenicali e il presidente della FIA Mohammed Bin Sulayem, “riconoscono che la passione e la competizione sono importanti nel nostro sport. Spesso però si va troppo oltre, con il risultato che fan, giornalisti e piloti subiscono abusi sia verbali che online. Stiamo inviando un messaggio chiaro che tutto ciò non è accettabile e deve finire. Coloro che continuano a diffondere commenti offensivi non sono i benvenuti“.
I team hanno chiesto a gran voce il divieto a vita di entrare nei circuiti per i chi si rende protagonista di questi comportamenti sgradevoli. La massima serie ha risposto lanciando “Drive It Out” ma c’è seriamente il rischio che anche di questa campagna rimangano solamente parole, esattamente come successo con “We Race As One“, volta a combattere il razzismo.