Troppi insuccessi, poche luci e troppe ombre. Domenicali, arrivato a Maranello nel 1991, è cresciuto nell’ombra della Ferrari, fino ad assumere il ruolo di responsabile del team di Formula 1, a fine 2007, al posto di Jean Todt. Il manager italiano verrà ricordato per essere stati l’uomo dei titoli mancati: da quando è salito sul muretto della Ferrari, Domenicali ha portato a casa un solo titolo costruttori, nel 2008, quando a Massa sfuggì dalle mani il mondiale piloti all’ultima curva dell’ultima gara della stagione. Un tema ricorrente nella carriera da dirigente in Rosso dell’imolese: mondiali persi all’ultima gara anche ad Abu Dhabi del 2010 e in Brasile, nel 2012, con Fernando Alonso. Già a fine della prima stagione in Rosso dello spagnolo, quella contraddistinta dall’errore del muretto a Yas Marina, si era parlato di allontanamento di Domenicali dagli ambienti della Ferrari.
Poi una stagione di transizione, il 2013, dove, nonostante l’inizio incoraggiante, il campionato è stato maggiormente contraddistinto dalle sconfitte che dalle vittorie. Le speranze erano tutte rivolte alla stagione in corso: a Maranello tecnici e ingegneri hanno lavorato quasi due anni sulla F14T, ma dopo appena due gare le speranze di tornare ai fasti di qualche anno fa sembrano essersi nuovamente azzerate. La decisione di lasciare il Cavallino Rampante per Domenicali era nell’aria, sembrava potesse giungere a fine stagione, ma la situazione di evidente crisi della Gestione Sportiva ha semplicemente anticipato i tempi.