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George Russell ha attraversato un weekend complicato a Baku, combattendo contro un malessere che avrebbe potuto compromettere molto di più della sua performance. Secondo quanto riportato, il pilota britannico era già debilitato durante tutto il Gran Premio dell’Azerbaijian, tanto da saltare il media day al circuito della città pur di recuperare le energie necessarie per prendere parte alle prove.
Nonostante ciò, Russell è riuscito a disputare tutte le sessioni: il sabato si qualifica quinto, ma nella domenica guadagna posizioni grazie a un overcut efficace nei confronti di Kimi Antonelli e Carlos Sainz, fino ad arrampicarsi sul podio, in seconda posizione, alle spalle del vincitore Max Verstappen.
Chi ha seguito da vicino la situazione, come la collega Jamie Chadwick, ha sottolineato che la fortuna abbia giocato un ruolo chiave: “Penso che la gente stia realizzando quanto fosse realmente malato durante il weekend — ha dichiarato Chadwick sul podcast Sky F1 — e credo sia un po’ fortunato che sia accaduto a Baku”.
Secondo Chadwick, se Russell si fosse sentito così male a Singapore, con l’umidità e il caldo caratteristici di Marina Bay, avrebbe vissuto «un mondo di dolore» — e probabilmente non sarebbe nemmeno partito.
In sua difesa, il britannico ha ammesso che nella giornata di gara si è sentito “meglio” rispetto ai giorni precedenti, al punto da potersi presentare davanti ai media senza troppe difficoltà.
Un aspetto del suo Gran Premio che ha catturato l’attenzione è stata la manovra in ingresso ai box: molto aggressiva e rischiosa, tanto da guadagnare secondi preziosi nel transito verso la pit lane — dettaglio che secondo Chadwick è stato determinante per la conquista del secondo posto. “Se guardi quell’ingresso ai box… era incredibilmente impegnato, e ha recuperato circa due secondi in quel tratto”, ha commentato.
Alla luce di tutto ciò, la prestazione di Russell a Baku assume tinte eroiche: affrontare un fine settimana già appesantito da problemi di salute, riuscendo comunque a lottare fino all’ultimo per un podio, è indubbio segno di grinta e determinazione. Ma resta la domanda: cosa sarebbe successo se il malessere si fosse manifestato in un contesto più estremo, come quello di Singapore?
Insomma, in questo caso Russell è riuscito a sfuggire a un potenziale disastro — ma di “dolore” reale ne ha comunque provato parecchio.