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Pierluigi, ti appassiona la Formula 1 odierna o no?
“Sì, io mi diverto, sono sincero, sono appassionato e ci guardo volentieri, anche se so che per molti non è così…”
Ti sarebbe piaciuto guidare le vetture odierne? Sarebbe stato più facile e forse più sicuro…
“Se avessi usato le vetture competitive di oggi, ti direi di sì. A parte il mio Formula 3000 e la vettura con cui ho vinto a Le Mans, non ho mai guidato una vettura competitiva. Oggi la differenza è di 20 cavalli, quando correvo io ce n’erano 200-250. E’ più bello e ti puoi difendere di più”
Abiti praticamente dentro l’autodromo di Imola, dove da ragazzino venivi a vedere le corse e dove hai gareggiato per la prima volta coi kart a 14 anni.
“Io andavo a Imola di notte, con mio padre e mio zio, prima delle gare importanti. C’era un raduno notturno di tutti gli appassionati, dove qualcuno faceva le curve anche al contrario dell’altro. C’era il vero fulcro di pazzia per i motori. Ricordo anche una giornata dedicata alla 500 km, pioveva talmente forte che le balle di paglie andavano sulla pista dall’acqua che c’era. Ero alla Tosa, mi ricordo bene. Imola è stata una droga che mi è entrata dentro e mi ha fatto esplodere la passione”
Avevi un ottimo rapporto con Ayrton Senna. Una volta lo avevi invitato anche a casa tua a dormire…
“Sì, era il 1993. Lui accettò volentieri, era uno molto alla mano. Accadde una cosa divertente: lui dormiva con la finestra aperta anche a marzo, e non aveva dormito molto bene perché c’erano dei merli che cantavano. Gli dissi ‘tranquillo, ora provvedo a ucciderlo!’, e lui mi pregò, allarmato, di non preoccuparmi, di lasciarlo vivo. ‘Sono stanchissimo, stanotte dormirò comunque!’ mi disse”
Ti aveva confessato anche i suoi timori sulla Williams, vero?
“Sì, non riusciva a guidarla, saltava molto e dopo Imola voleva gli cambiassero l’abitacolo, altrimenti non avrebbe più corso con loro. Gli dissi ‘se fai fatica a guidarla perché salta, pensa a me… la mia macchina la chiamano il cammello, salta sempre!’. E lui mi rispose: ‘Sì, ma tu sei abituato alle brutte donne. Io con le brutte donne mica ci vado!'”.
Venendo al presente, è la volta buona che Hamilton quest’anno rischia di perdere il Mondiale?
“Ha un osso duro da battere, Verstappen è molto agguerrito. Ma Hamilton è determinatissimo, sarà una sfida tra loro due. E poi metto Leclerc con la Ferrari, in qualche gara darà loro del filo da torcere. E’ all’altezza di loro due. Loro tre secondo me sono un gradino sopra tutti. Poi secondo me potrebbe esplosivo anche Norris come loro, ma lo vedo ancora un attimo indietro, ma arriverà. Il resto è un gradino sotto, non c’è nulla da fare”.
Capitolo Ferrari: Leclerc ha la stoffa di qualche tuo contemporaneo dell’epoca?
“E’ una maturità che dipende molto dalla competitività della macchina. Se forzi oltre il limite accade come a Montecarlo, succederebbe anche agli altri due. Verstappen quante volte ha picchiato? Ora sbaglia meno perché ha più gare sulla schiena, ma i due fenomeni sono loro due. E devono battere uno, Hamilton, che anche i suoi compagni li ha battuti tutti”
Tu tra l’altro fosti vicino alla Ferrari una trentina d’anni fa. Come andò?
“Sì, avevo firmato nel 1991 per correre nel 1992. Avevo siglato il contratto quando arrivai quarto con la Minardi in Portogallo. Poi all’ultimo momento, la Scuderia Italia aveva preso Ivan Capelli, e nonostante le rassicurazioni della Ferrari cadde dalla presidenza Piero, il figlio di Enzo, che mi aveva preso, e fu sostituito da Lombardi. E lì ci fu uno scambio: io alla Scuderia Italia e Capelli alla Ferrari. La Scuderia Italia poi riuscì a ottenere dei motori con uno step superiore, per cui presero me e i motori in cambio di Capelli”