«Lui voleva la Ferrari e io lo volevo in squadra. Poiché era in Italia per il Gran Premio di San Marino, ci incontrammo nella mia casa di Bologna mercoledì 27 aprile. Mi disse che apprezzava molto la posizione che avevamo preso contro l’eccesso nell’utilizzo degli ausili elettronici per la guida che non facevano emergere il reale valore dei singoli piloti. Parlammo a lungo e mi disse in modo chiaro che voleva chiudere la sua carriera alla Ferrari dopo esserci andato vicino qualche anno prima – ha continuato il numero uno della Rossa – Ci accordammo per rivederci presto in modo da capire come superare i vincoli contrattuali che aveva in quel momento. Entrambi concordavamo sul fatto che per un pilota come lui la Ferrari sarebbe stata il normale sbocco per rendere la sua carriera, già brillantissima, addirittura unica. Purtroppo il destino portò via a tutti gli sportivi Ayrton e Roland Ratzenberg in uno dei weekend più tristi della F1. Di Senna ricordo la gentilezza e la sua semplicità che sembrava quasi timidezza, in netto contrasto con il Senna pilota, un combattente sempre determinato ad ottenere il massimo».