Poi il pensiero si sposta su Marco Mattiacci svegliato presto al mattino per essere investito del nuovo incarico di team principal della Ferrari dopo le dimissioni di Stefano Domenicali, uomo di grande lealtà che «purtroppo non ha avuto la soddisfazione dei risultati, per colpa della dura legge dello sport, esattamente come quando un calciatore prende il palo invece di segnare un goal – ha sottolineato il numero uno di Maranello – Mattiacci ha già una lunga carriera in Ferrari, anche se al di fuori dal mondo delle corse, che ho scelto perché a me interessava avere una persona che sapesse gestire un gruppo, mettere le persone nelle migliori condizioni per lavorare, con competenze e capacità gestionali a 360 gradi». Come accaduto con Jean Todt nel 1992 nei primi mesi del suo mandato ora Montezemolo vuole essergli vicino: «Al suo arrivo Todt ricevette molte critiche perché non sapeva nulla di Formula 1 ma poi ha saputo fare un ottimo lavoro. Per me è come tornare indietro nel tempo, sono sicuro che Mattiacci farà un buon lavoro, ma deve essere chiaro che questo non è un One man show, si tratta piuttosto di iniettare nella nostra squadra determinazione, rapidità decisionale, chiarezza organizzativa».
Ha continuato: «Se non si è lavorato bene occorre capire perché e reagire. Ci sono ancora molte corse e sono convinto di poter migliorare, perché vedo una squadra in grado di reagire», stroncando con questa affermazione le ipotesi di una presunta campagna acquisti. In ultima analisi Montezemolo non si è dichiarato contento dei risultati, inferiori alle sue aspettative e a quelle dei tifosi, ma ha tenuto a chiarire che da ora in avanti non ci saranno più scuse. «Quella attuale è l’ultima macchina nata senza una precisa programmazione nella nostra galleria del vento. E’ nata in quella della Toyota perché la nostra non era pronta, ma da adesso in poi non ci saranno scuse perché finalmente abbiamo una galleria valida. Siamo la Ferrari, siamo in Formula 1 dal ’50 e dobbiamo tornare a vincere».