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Da anni le vie di fuga in asfalto stanno prendendo il sopravvento sull’erba e la ghiaia, con il risultato che certi circuiti, tra tutti il Paul Ricard, perdonano qualsiasi tipo di uscita. Se si sbaglia una frenata, o si finisce fuori in uscita di curva, il prezzo da pagare è irrisorio. Anzi, certe volte non si perde nulla. Diverso il caso di tracciati come il Red Bull Ring, che non solo è circondato dall’erba, ma ha pure cordoli insidiosi che se vengono abusati portano a sospensioni divelte o ali anteriori danneggiate.
Ma il Red Bull Ring è un caso a parte, perché sempre più piste seguono invece il modello del Paul Ricard. Il pilota è così invitato a uscire di pista più facilmente, ma questo porta poi i commissari a mettere sub iudice il risultato ad ogni gara. Pensiamo a Ricciardo in Francia, cui è stato tolto il settimo posto conquistato sul campo per essere andato oltre la linea bianca, o a Verstappen ad Austin nel 2017. La domanda a questo punto è: perché, invece che penalizzare “artificialmente” chi esce di pista con 5 secondi, non si può ritornare, in certi casi, a vie di fuga vecchia maniera che limiterebbero pesantemente la tentazione di andare oltre la fatidica linea bianca?
Ne ha parlato il nuovo direttore di gara Michael Masi: “L’impatto delle vie di fuga sull’approccio dei piloti è stato evidente. Chiaramente, un pilota non si comporterebbe in un certo modo se sapesse che dall’altra parte c’è un muro oppure una zona in ghiaia”.
Dal racconto di Masi è emerso che sono stati gli stessi piloti a invocare maggiori conseguenze per chi sbaglia: “Ne abbiamo parlato a fondo in Canada. L’opinione generale era di spingere per far pagare maggiormente le conseguenze di un’uscita di pista. Il primo esempio di questo lo abbiamo visto in Austria, con la tipologia di cordoli che abbiamo adottato. Quella forma dei cordoli è studiata per non perdonare le uscite di pista”.
“Lavoreremo in questa direzione anche nel futuro. Teniamo ovviamente presente che il fine ultimo è garantire sempre la sicurezza dei piloti. Quindi l’obiettivo è trovare un equilibrio tra la severità nei confronti di chi sbaglia e la sicurezza dei circuiti”.