Leo Turrini a F1world: nel ricordo di Forghieri
F1world ha avuto il piacere di avere come ospite Leo Turrini, in una lunga discussione in cui si è parlato della memoria di Mauro Forghieri
Per la rubrica “F1world incontra”, abbiamo avuto il piacere di fare una chiacchierata con Leo Turrini. Lo storico giornalista ha parlato, in modo emozionante, di Mauro Forghieri e di come l’ingegnere abbia rivoluzionato, non solo la Ferrari, ma anche la Formula 1. L’intervista integrale può essere recuperata dal nostro account YouTube.
Come introdurresti Mauro Forghieri?
“Io ho avuto la fortuna di conoscere Mauro Forghieri, ormai molti decenni fa, grazie alla mia conoscenza del dialetto modenese entrai da subito nelle sue simpatie. Da quel momento è nato un rapporto d’amicizia. L’ultimo ricordo, molto struggente, è quando per i 50 anni della pista di Fiorano, ho animato una serata in cui erano presenti Forghieri e l’avvocato Montezemolo, è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Mi ha giocato un brutto scherzo, perché tra poco più di un mese avremmo fatto una conferenza all’università di Bologna per i giovani studenti d’ingegneria, ma come sempre lui è stato il più veloce. Quando Enzo Ferrari gli diede il controllo del reparto corse, non aveva nemmeno 27 anni.”
“Ferrari ebbe il coraggio di mettere nelle mani di un giovane, nemmeno trentenne, il futuro della scuderia, in quel momento non ancora unita alla FIAT. Nel 1962, la Rossa, si occupava, non solo della Formula 1, ma anche di altre competizioni, come la 24 ore di Daytona o la F2, e tutto questo era gestito da Forghieri. Adrian Newey è un genio ma si occupa solo di aereodinamica, ci sono grandi motoristi, in questo momento, ma si occupano solo del motore, Mauro si occupava di tutta la monoposto. Era un altro mondo, un altra storia e un altra cultura ma vi da l’idea della grandezza di questo personaggio, uno dei più grandi italiani del 900. Aggiungo che chiunque abbia avuto modo di conoscere Mauro, nel privato, si sia reso conto della sua semplicità”.
Era una persona, che nonostante la sua grandezza, era molto umile?
“Lui era una persona che credeva molto nella semplicità, io ho conosciuto tante persone e l’umiltà è tipica di chi è grande sul serio. Quelli che sono personaggi, o protagonisti, in realtà non hanno la grandezza dentro. Per Forghieri basta chiedere ai suoi ex collaboratori, erano tutti entusiasti di lui. Però aveva anche un carattere burbero, lo chiamavano Furia, ma aveva un’umanità che lo rendeva speciale. Il cordoglio che si è visto, alla sua scomparsa, è la conferma.”
Ci puoi dare un aneddoto sulla gara avvenuta al Fuji nel 1976?
“Siamo in Giappone, ottobre 76, Lauda è ancora in testa al mondiale di Formula 1. È scampato in estate al rogo del Nurburgring e difende il primato della classifica iridata dall’assalto di James Hunt, che guidava la McLaren. L’ultima tappa, del mondiale, è appunto in estremo oriente. Si scatena un diluvio impressionante e Lauda, ancora ferito psicologicamente e fisicamente dall’incidente estivo, decide, dopo pochi giri, di ritirarsi. Forghieri capi che non si tratta della monoposto e decise di giustificare l’abbandono della corsa a causa di problemi alla vettura. Mauro, facendo questo, tento di salvare l’immagine di Lauda risparmiandolo da un processo mediatico. Ma l’austriaco si assunse le proprie responsabilità e spiego il perché del ritiro.”
C’è un pilota con cui Mauro ha legato di più?
“Ha avuto quel ruolo in Ferrari per più di vent’anni, quindi ha conosciuto tutti i piloti passati in quel periodo. Lui ha sempre detto che il miglior pilota che ha avuto alle sue dipendenze alla Rossa è stato Niki Lauda. Perché apprezzava tantissimo la sensibilità alla guida di Niki e sapeva che se Lauda gli diceva qualcosa raramente era sbagliata. Poi era emotivamente molto legato a Villeneuve, perché fu Forghieri a dire a Ferrari d’ingaggiare il canadese. Un altro fu Chris Amon, che nonostante non abbia mai vinto una gara in Formula 1, per Mauro è uno dei migliori piloti della storia“.
Ma è vero che Forghieri andava a lamentarsi di Villeneuve, dal Drake?
“Non è proprio cosi. In quel periodo Villeneuve, durante i test di Fiorano, rompeva sistematicamente dei set di gomme, questo era un problema. Un giorno Mauro va da Ferrari e gli chiese di parlare con Gilles per spiegarli che non andava bene il fatto che rovinasse gli pneumatici. Il commendatore gli spiego di dire al canadese che ogni set rovinato, in più, sarebbe stato ripagato da Gilles. Quando Forghieri andò a riferirlo a Villeneuve, la situazione cambio e non ci furono più problemi“.
Ma se Forghieri fosse stato in Ferrari, in questo momento, cos’avrebbe fatto?
“Poco prima dell’inizio della stagione, io gli chiesi quante possibilità aveva la Rossa di vincere il mondiale questa stagione, mi rispose nessuna. Mi spiego che avrebbe fatto meglio rispetto alle scorse stagioni, ma erano troppo indietro per immaginare di esser protagonisti per tutta la stagione. Se si va vedere com’è andato il mondiale ci si rende conto che anche in questa circostanza ci aveva visto lungo. Se si vede l’inizio del mondiale, la Ferrari, ha dato l’idea di esser dominante per tutta l’annata. Ma quando Red Bull, e Mercedes dopo, hanno visto la possibilità di sviluppare la monoposto, la Rossa ha visto svanire il sogno“.
“Mauro seguiva ancora con grande passione la Formula 1, non si perdeva un GP. Io mi sono sempre fidato dei suoi giudizi, perché venivano da una competenza assoluta che non poteva esser messa in discussione. Basti pensare, che quasi novant’enne, è riuscito ad analizzare perfettamente il 2022. Io ho sempre riportato una cosa che lui mi ha detto: il fatto che lui non fosse d’accordo che Binotto fosse, allo stesso tempo, direttore tecnico e sportivo. Lui stesso ebbe questo doppio ruolo e pensava che la vera svolta, della propria carriera, avvenne quando Ferrari mise Montezemolo a capo del reparto corse. La Ferrari è tornata in un passato vecchio di 50 anni e Mauro mi ha sempre detto che fosse un’errore“.
Leo, per chiudere, ci puoi dire un aneddoto su Mauro?
“Allora nel 1979, si correva ancora il Gran Premio di Svezia, era l’anno in cui la Ferrari conquisto il titolo piloti, con Jody Scheckter, e costruttori. La Ferrari aveva l’albergo in una specie di tundra svedese, vicino al circuito. Alla fine di giornata di lavoro del venerdì, si fece tardi e Forghieri aveva detto a quelli che si occupavano della logistica di tornare in hotel senza di lui. Mauro per tornare dovette salire in macchina con Villeneuve. Partono e il canadese guida in modo spettacolare. Quando finalmente raggiunsero il parcheggio dell’hotel, Mauro era bianco dalla paura e Villeneuve rideva. Forghieri gli disse che non sarebbe più salito in macchina con lui e se fosse successo Gilles non avrebbe più guidato per la Ferrari“.
“Negli anni 60, capitava spesso che i piloti morissero molti dell’età di Forghieri. Mauro mi raccontò che, dopo la scomparsa di Bandini e Scarfiotti suoi amici, non si lego più a nessun pilota. Quando gli chiesi il perché, mi rispose che quando un’amico pilota moriva ne soffrivo molto, per questo decisi di non avere quel tipo di rapporto. Villeneuve, che è l’ultimo pilota scomparso alla guida di una Ferrari, per Mauro non avrebbe mai vinto un mondiale a causa della sua sete di vittoria. Anche la sua valutazione dei piloti è quello che ha reso Forghieri leggendario. Il più grande dispiacere sarà che Mauro non vedrà mai il ritorno della Ferrari a Le Mans”.
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