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Esercizio di fine anno: fare le previsioni per l’immediato futuro e per i prossimi mesi che attendono la Ferrari. La scuderia di Binotto, comunque andranno le gare di Jeddah ed Abu Dhabi, metterà presto in bacheca una stagione soddisfacente, nettamente migliore rispetto al disastro del 2020. E probabilmente riuscirà a portare a casa un terzo posto nella classifica costruttori che non era affatto scontato all’inizio dell’anno.
Entreranno quindi aria (e denaro) freschi nel demoralizzato ambiente ferrarista. Non male per un team che chiuderà verosimilmente un’altra annata senza vittorie e con qualche sporadico podio. Ma anche con la consapevolezza che tante parti del “pacchetto” funzionano già bene. La coppia dei piloti, l’affidabilità, la crescita della power unit e l’efficacia del telaio e della sospensione posteriore sono punti di partenza sicuri per la realizzazione della monoposto del prossimo anno.
I circuiti in Arabia Saudita ed Emirati Arabi, va detto subito, non sembrano affatto favorevoli alla Ferrari. La SF21 ha dato il meglio sui circuiti cittadini, o nel lento toboga ungherese, mostrandosi per niente a proprio agio sulle piste con medie orarie alte.
Tutto fa pensare che domenica prossima Leclerc e Sainz non avranno certo in mano un fulmine, tra le velocissime S della inedita pista di Jeddah. Il fatto di correre in notturna, con temperatura mite, non è per di più un vantaggio. La rossa lavora bene con gomme morbide e temperature alte, ma non ha mai trovato la finestra di funzionamento giusta sulle mescole dure.
Ad Abu Dhabi almeno le mescole previste saranno quelle più morbide del lotto. Ma Yas Marina è da sempre un tabù per la Ferrari, a cominciare dal terribile esordio del 2010. Le modifiche al circuito tolgono alcune parti lente in cui la vettura poteva trovarsi a proprio agio. No, nemmeno sul Golfo Persico c’è da aspettarsi un cavallino particolarmente vivace.
Poi sarà già 2022, l’anno della rivoluzione e delle speranze. Certa la prima, più fumose le seconde. Quando viene cambiato il regolamento chi insegue sogna di colmare il gap quasi senza sforzo. Ma in verità non è necessariamente così, visto che la competenza tecnica di Mercedes e Red Bull non sparirà certo di colpo. Tanto meno la potenza straripante delle rispettive Power Unit o la capacità di generare down-force col corpo vettura.
La Ferrari dispone già di un buon bilanciamento generale, ma quello che manca lo si è visto bene in Qatar una settimana fa: carico aerodinamico. Sarà essenziale, insomma, non sbagliare il concepimento del fondo vettura, che dal prossimo anno tornerà nuovamente ad essere profilato per sviluppare l’effetto Venturi.
Il regolamento per il 2022 è piuttosto vincolante, ed è difficile aspettarsi soluzioni rivoluzionarie. Però il recupero Ferrari dovrà per forza passare da lì, ovvero da un ottimale sfruttamento dell’effetto suolo.
Un altro aspetto regolamentare poco pubblicizzato ma per niente trascurabile è legato alla geometria delle sospensioni. Negli ultimi anni molte scuderie hanno adottato la soluzione “con pivot”. In pratica il puntone non era infulcrato all’estremità del portamozzo, ma più in alto, tramite l’interposizione di una staffa supplementare.
Quest’accorgimento consentiva all’anteriore una variazione piuttosto accentuata del camber in fase di sterzata, con conseguente adeguamento dell’impronta a terra della gomma e migliore aderenza. La Ferrari non ha mai sviluppato questa soluzione, e non è escluso che ne possano essere dipesi certi problemi in inserimento di curva e di consumo delle gomme. La notizia è che in futuro l’uso del pivot sarà vietato, che è come dire che la Ferrari vede finalmente sparire dal campo un elemento su cui non era per niente forte.
Studio del fondo profilato, sfruttamento ottimale dell’effetto suolo, miglioramento della sospensione anteriore. Sono queste le chiavi del successo futuro della Ferrari. Sono tuttie “materie di studio” in cui le squadre partono alla pari…In bocca al lupo allora, e che sia un inverno fruttuoso.