Credits: Media Center Ferrari
Fernando Alonso è uno dei piloti che ha maggiormente diviso la tifoseria. O lo si odia o lo si ama. O è bianco o è nero, non ci sono vie di mezzo. Il suo temperamento passionale e la sua sincerità, in più di un’occasione, hanno rappresentato un ostacolo per il pilota spagnolo. Proprio in occasione del Gran Premio del Giappone, Fernando Alonso non ha lesinato parole dure nei confronti della Honda definendo l’attuale V6 Turbo che sta spingendo la McLaren a quello utilizzato su una vettura di GP2.
Fino alla gara di casa del motorista, lo spagnolo era riuscito a mantenere un aplomb degno di un compassato gentleman inglese, a differenza di quanto fatto negli ultimi trascorsi in quel di Maranello quando ha pubblicamente criticato più volte la Ferrari a causa delle ripetute promesse non mantenute e per la mancanza di competitività: «Fernando Alonso si è lasciato andare ad commento contro la sua squadra in mondovisione. Non è bello, non serve a niente se non ad offendere la sensibilità di chi lavora, nella fattispecie la Honda, e non c’è alcuna scusante relativa alla frustrazione o al fatto che sia probabilmente la verità – scrive Luca Colajanni, ex Responsabile dell’Ufficio Stampa sportivo della Scuderia Ferrari sul suo blog – Quando Fernando fa intemerate come questa sa benissimo cosa sta facendo, è troppo intelligente per non esserne consapevole: fino ad oggi non si era mai lasciato andare a commenti del genere a proposito del motore della sua monoposto e aver aspettato Suzuka per farlo non è certo il massimo».
Non è la prima volta che lo spagnolo si leva pubblicamente qualche sassolino dalle scarpe. Nonostante ciò il talento di Fernando Alonso, secondo Colajanni, è intoccabile: «Personalmente, credo che Alonso sia un pilota straordinario – lo ha dimostrato anche oggi: undicesimo a Suzuka con il pacchetto a disposizione è un grandissimo risultato – e una persona di grande valore ed intelligenza ma la ripetitività di questi atteggiamenti non lo ha aiutato nella sua carriera. Ne ho vissuti diversi da vicino negli anni in cui era alla Ferrari e Suzuka mi ha fatto tornare in mente quello che lo spagnolo disse di Fisichella e della sua squadra alla vigilia del Gran Premio 2006 a proposito di quanto era accaduto pochi giorni prima a Shanghai. Un team è composto da esseri umani – dai top manager agli uscieri – che s’impegnano con il solo obiettivo di dare al pilota la miglior macchina possibile e di fare in pista il miglior lavoro possibile: sentirsi attaccati in pubblico – in privato meglio dirsi le cose in faccia con chiarezza – da chi poi canalizza sull’asfalto tutti questi sforzi lascia sempre un po’ di amarezza e non aiuta il morale. Soprattutto a chi non ha nemmeno uno stipendio multimilionario con cui consolarsi», ha concluso.