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La Dakar 2020 è di Sainz, Alonso 13°

Terzo centro dello spagnolo classe ’62, il pilota più anziano ad aggiudicarsi la Dakar, stavolta al volante della Mini. Alonso, 4° di tappa, chiude fuori dalla top 10 la sua prima esperienza tra le dune

Mitico Carlos Sainz. Non ci sono altri aggettivi per definire l’impresa messa a referto dal 57enne spagnolo, campione del mondo rally per due volte (’90 e ’92) e ora anche tre volte padrone della Dakar. Il pilota della Mini si è aggiudicato la mitica corsa rally raid – che in quest’edizione si disputava per la prima volta in Arabia Saudita – in compagnia del navigatore Lucas Cruz, vincendo la resistenza di Nasser Al-Attiyah (Toyota) e Stèphane Peterhansel (Mini). L’ultima tappa, la numero 12 (lunga oltre 400 km, di cui 167 di speciale), per inciso è andata al qatariota, ma il vantaggio accumulato è bastato a Sainz per veleggiare verso una tranquilla sesta posizione di tappa, più che sufficiente per aggiudicarsi l’estenuante gara tra il deserto arabo scattata il 5 gennaio.

A 57 anni, Sainz è anche il pilota più longevo a segnare una simile impresa tra le auto. Record impreziosito dal fatto di avere colto i tre trionfi a bordo di altrettante marche differenti: nel 2010 al volante della Volkswagen, nel 2018 su Peugeot e quest’anno su Mini, grande rivale della Toyota Hilux in questa edizione 2020.

ALONSO: DEBUTTO POSITIVO

A proposito di Toyota, il suo alfiere più illustre, Fernando Alonso, ha archiviato la sua prima esperienza nel mitico rally raid con un positivo 13° posto, condizionato dai ripetuti guasti sofferti al veicolo nell’arco delle dodici tappe. Il ritardo dello spagnolo da Sainz supera le 4 ore, ma va dato atto alla coppia Alonso-Coma di avere regalato momenti entusiasmanti, come la ripartenza immediata dopo che la loro Toyota Hilux era finita cappottata mentre affrontavano una duna.

Sul podio della Dakar, oltre a Sainz sono saliti Nasser Al-Attiyah, staccato di 6’21” dal vincitore, e Stèphane Peterhansel, che ne paga 9 e 58. Quest’ultimo ha accusato qualche errore di navigazione a bordo della sua Mini, mentre sul bilancio della corsa del qatariota ha pesato come un macigno la foratura sofferta due giorni fa, quando la classifica gli concedeva ancora ampie chance di fare sua questa edizione. 

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Nelle moto, la seconda posizione di tappa è bastata a Ricky Brabec per aggiudicarsi la Dakar, registrando la storica impresa di riconsegnare alla Honda la prima vittoria fuori dall’Africa, per di più a 31 anni dall’ultimo successo firmato dalla casa dell’ala nel mitico rally raid. Spezzato così il monopolio KTM, che durava dal lontano 2001. Tra i camion, la vittoria è andata al terzetto russo composto da Andrey Karginov, Andrey Mokeev e Igor Leonov. Tra i quad sorride il cileno Ignacio Casale, al terzo centro in Dakar dopo quelli del 2014 e del 2018. 

IN ANSIA PER STRAVER

Nel frattempo, giungono altre notizie drammatiche dall’Arabia Saudita. Dopo la morte di Paulo Gonçalves, nella penultima tappa della Dakar si è verificato un altro incidente cruento tra le moto: vittima il pilota olandese Edwin Straver, che era alla sua terza partecipazione in questa gara, in sella alla KTM. L’olandese ha perso il controllo della sua moto, pare a bassa velocità (le stime indicano 50 km/h circa), ma l’impatto col terreno è stato violentissimo. Prontamente soccorso, Straver è stato trovato in arresto cardiaco e subito rianimato. Si trova ora all’ospedale di Riyad, dove le sue condizioni rimangono critiche. 

 

Published by
Luca De Franceschi