La Formula 1 in crisi d’appeal eppure in estate se n’è parlato tanto nonostante non ci fossero gare da disputarsi. Uno degli argomenti che ha tenuto maggiormente banco in questo ultimo periodo è la decisione della Toro Rosso di far debuttare, a 17 anni, Max Verstappen in Formula 1 nel 2015. La scelta del team satellite della Red Bull ha diviso piloti e addetti ai lavori tra chi dice che il giovane olandese non avrà alcun problema a gestire i cavalli di una Formula 1 e chi lamenta il fatto che sia troppo giovane. Tra le campane dei contro si è schierato anche Jacques Villeneuve, campione del mondo di Formula 1 nel 1997, che ad Autosport ha offerto una visione interessante della questione. «Ottenere una super-licenza dovrebbe essere una cosa piena di significato, non dovrebbe solamente percorrere 300 chilometri con un’auto di Formula 1. Il sistema è fallato: al giorno d’oggi più uno è giovane e più è migliore. Tra qualche anno non dovremmo stupirci se qualche team ingaggerà un ragazzo di 15 anni», ha sottolineato il canadese.
Il paragone sembra essere fatto coi tempi in cui Villeneuve è sbarcato in Formula 1. Ma il Motorsport è cambiato: oggi, anche i ragazzi che prendono parte alle formule inferiori hanno molti più strumenti a disposizione per apprendere il mestiere che inevitabilmente riescono a prepararli al meglio al grande passo. «Un uomo deve costruirsi con l’esperienza per crescere. Max è talentuoso e veloce ma è molto giovane e metterlo su una Formula 1 è rischioso: è un po’ come mettere un ragazzo capace e intelligente che però non è neanche mai stato in università e lo si mette nel migliore ospedale come medico. Occorre fare gavetta, bisogna meritarsi le cose perché solo così si diventa un uomo».
Secondo il campione del mondo 1997, questa situazione avrà in ogni caso risvolti negativi: «Questa è la cosa peggiore di sempre per la Formula 1 visto che avrà due effetti negativi. O Max sarà distrutto come pilota, oppure, se desse del filo da torcere ai suoi avversari, toglierà qualsiasi credibilità alla Formula 1 – ha continuato nell’intervista rilasciata ad Autosport – A giovarne sarà solo ed esclusivamente la Red Bull che ha fatto un’abile mossa pubblicitaria. Un 16enne può anche divertirsi al volante di una Formula 1, non riesce a capire il pericolo che corre: anche io quando avevo 17 anni ero un incosciente, non la pensavo come ora, questo perché non avevo il giusto bagaglio di esperienza», ha concluso.