@ Twitter Anthoine Hubert
L’incidente di Anthoine Hubert ci ricorda che ci piaccia o meno il Motorsport sarà sempre pericoloso, non ci sarà mai nessun accorgimento abbastanza efficace che possa farci sentire al sicuro al 100% e nel momento in cui sembra che ci possa essere, ci si lamenta della mancanza di adrenalina, della noia che prende il sopravvento, insomma sembra che molte volte dimentichiamo che su quelle vetture che tanto ci fanno emozionare a ogni sorpasso, che ci fanno stare con il fiato sospeso sino al traguardo, che ci tengono svegli anche di notte, ci sono delle persone non dei robot. Persone come noi, con sogni da realizzare e obiettivi da perseguire, che vivono una vita al limite per l’immenso amore che li lega a questo sport che, grazie a loro, seguiamo con tanta passione.
Ma un amore così grande come può essere affiancato dalla parole morte? Io di questo non mi capacito e mi rifiuto di capire. Una passione così immensa, un’emozione così forte dovrebbe regalare solo gioia e no sgomento. Perché così ci sentiamo adesso, increduli e con il cuore a pezzi, per un’altra vita spezzata troppo presto. Il Motorsport con un sonoro schiaffo ci ha ricordato che il rischio è sempre lì in agguato e qualcosa di irreparabile disgraziatamente può sempre accadere, quando meno ce lo aspettiamo. Spa è una di quelle piste storiche a cui nessuno, dai piloti, ai fan, agli addetti ai lavori, vorrebbe mai rinunciare, perché incarna l’adrenalina più pura. Ma stavolta riusciremo a guardarla con gli stessi occhi innamorati di sempre?
Non saremo mai preparati dinnanzi a tutto questo, non potremmo mai esserlo, anche dopo tutti gli studi fatti per evitare l’imprevedibile. Sono anni che non assistevamo a un incidente mortale, ma questo non deve far abbassare la guardia, questo deve spronare a far sì che la sicurezza sia sempre maggiore, perché l’impossibile è sempre dietro l’angolo. Farà sempre male e sarà sempre impossibile accettare il vuoto che un evento simile provoca. Ora il nostro pensiero è rivolto ai cari di Anthoine Hubert, pilota francese di soli 22 anni che correva per il Renault Sport Academy nel team Arden. Una scena raccapricciante che ha visto il violento impatto della monoposto rosa all’uscita dalla mitica Eau Rouge.
Un tratto della pista velocissimo, dove si raggiungono i 300 chilometri orari e dove il transalpino ha perso la vettura rimbalzando al centro della pista, venendo poi travolto dalla monoposto dell’americano Juan Manuel Correa. Scena molto simile all’incidente di Alex Zanardi nel 2001. Mentre la Formula 2 oggi si ferma, la Formula 1 scende in pista, seppur con la morte nel cuore. A tal proposito concludo questo mio sfogo con le parole di un grande appassionato come noi, capace di dare sempre ottimi spunti di riflessione e che, nonostante tutto sa sempre rinnovare questo grande ma devastante amore per il Motorsport.
“Correre per ricordare, correre per celebrare, vincere per dedicare, sfrecciare più veloce, rischiando ancora, continuando ciò che Anthoine Hubert amava fare più di ogni altra cosa, quella cosa che noi tutti amiamo in modo viscerale, e che ammiriamo proprio in quei ragazzi”. Grazie Alessandro per queste tue parole, grazie perché tra tutto questo sgomento, incredulità, rabbia e qualsiasi altro sentimento negativo che, in eventi traumatici come questo prendono il sopravvento, ci ricordi perché oggi seppur con il cuore in lacrime, saremo lì a guardare la gara, uniti in un triste abbraccio.