Sebastian Vettel: voto 8. Parte dalla pit-lane per colpe, ovviamente, non sue. La Red Bull gli affibbia una strategia e un set up quantomeno discutibili. Si ritrova con un’ala che poteva andare bene a Monza ma ad Austin metteva il tedesco in serio imbarazzo. Lui si lamenta via radio, sembra mollare e invece, quando la vettura inizia ad alleggerirsi, trova un finale sprint in cui si fa largo a suon di sorpassi e di orgoglio.
Daniel Ricciardo: voto 10. Forse la sua più bella gara. Anche più bella di quelle in cui ha vinto. Già, perchè l’impressione è che la Red Bull, in Texas, non avesse un’idea ben chiara di come andare forte. Ci pensa Ricciardo con una gara maiuscola, l’ennesima. Inutile insistere sulla bellezza dei suoi sorpassi, delle sue finte. Basti dire che per un tratto è riuscito ad impensierire anche la Mercedes di Rosberg. Poi, quegli irriducibili razionali degli ingegneri, gli hanno consigliato di accontentarsi e di alzare un pò il piede dal gas.
Nico Rosberg: voto 9. Si tratta di una botta che lascerà il segno e il suo volto sul podio era quello di un bastonato. Gli va, però, riconosciuto l’onore delle armi. Sabato ha tirato fuori un’altra grande pole dando una paga pazzesca ad Hamilton. In gara, il suo primo stint è stato ok, ma quando ha cambiato mescola non è più riuscito ad andare forte come prima e ha subìto Hamilton. Nel finale si fa di nuovo sotto. Forse poteva reagire prima.
Lewis Hamilton: voto 10. Un’animale da gara. Prende un distacco imbarazzante al sabato da Rosberg ma in gara è un’altra storia. Tuttavia, il primo stint non è stato positivo. Poi, dopo la sostituzione delle gomme e il cambio di mescola, riesce a fare quella differenza che con le soft non riusciva a fare. Solo lui riusciva a tenere certe traiettorie con quelle coperture. Il sorpasso ai danni di Rosberg è l’icona della situazione attuale tra i due. Se la F1 non fosse sempre in cerca di buffonate come il doppio punteggio di Abu Dhabi, Lewis avrebbe potuto chiudere i discorsi già in Brasile.
Fernando Alonso: voto 7. Arrivano delle modifiche a questa Ferrari ma i risultati non cambiano. Detto questo, Alonso da il solito grande contributo personale al Cavallino, impegnandosi in sorpassi e staccate tirate all’ultimo metro. Riesce ancora a tenersi alcuni team dietro grazie al suo talento e ad evitare il baratro al team di Maranello concludendo, però, sesto.
Kimi Raikkonen: voto 5. Il discorso fatto per Alonso non può essere fatto per Raikkonen. Fa una prima parte di gara decente nonostante la brutta botta che Perez gli rifila ad inizio gara. La Ferrari sceglie per i suoi due piloti una strategia un pò strana ma, forse, anche l’unica possibile. Lui non la digerisce e nel finale crolla definitivamente.
Romain Grosjean: voto 5. La gara delle Lotus e quella di Grosjean può essere comparata ad una montagna russa con tanti alti e tanti bassi. Alla fine, sono i bassi a prevalere nel Gp del Franco-Elvetico. L’impressione è, però, che se si fosse lamentato di meno e avesse lavorato di più, avrebbe potuto cogliere qualcosina in più da una Lotus rinata.
Pastor Maldonado: voto 7. Stranezze da campionato. La Lotus è stata, probabilmente, la vettura più sbilanciata della stagione 2014. Arriva ad Austin con delle modifiche (alcune delle quali non utilizzate) ma nessuno credeva ai progressi. E invece ecco una bella gara da parte del team di Lopez. Maldonado non si fa sfuggire l’occasione, ottiene un risultato che potrebbe salvare (parolone) la stagione ed entra nella storia essendo l’unico pilota ad aver marcato punti col numero 13.
Jenson Button: voto 5. Strano che in un tracciato del genere non si sia espresso al meglio. Forse ha la testa altrove. Ad ogni modo, ieri la McLaren non andava malissimo. Lui, invece, si innervosisce durante il primo pit stop e, in generale, non combina niente di buono.
Kevin Magnussen: voto 7. Il giovane danese ce la mette tutta per restare nel Circus e, ad onor del vero, se lo meriterebbe anche. Certo, l’ottavo posto non è granché ma neanche la vettura che guida fa impazzire. Ha dimostrato di essere un pò più razionale del solito pensando soltanto a portare punti al team di Woking evitando duelli inutili.
Felipe Massa: voto 7. Forse in termini di velocità pura non vale Bottas ma in gara ci sa ancora fare. Lo dimostra ad Austin in un tracciato bello (uno dei pochi di Tilke) e tecnico. Resta, però, la macchia di aver perso un podio ampiamente a portata della Williams. Ma forse le colpe non sono tutte di Felipe.
Valtteri Bottas: voto 6. Partiva dalla griglia con aspettative ben diverse rispetto al 5° posto finale. Ci si aspettava, addirittura, potesse fare da ago della bilancia nella lotta tra le Mercedes e invece sbaglia la partenza, perde posizioni e non riesce a reagire. Viene surclassato da Ricciardo e, cosa ancor più grave, dal proprio compagno di scuderia.
Sauber: voto 7. Voglio dare un voto positivo anche alla Sauber che ha vissuto un’annata devastante e che qui ad Austin, tra le mille difficoltà che attanagliano un piccolo team come quello elvetico, ha presentato una vettura rinata che con Sutil ha centrato la Q3. Peccato per la follia di Perez ma, bravi ragazzi!
Jean Eric Vergne: voto 7. Altra pagella “anomala”. Parto dal presupposto che Kvyat ha dimostrato durante tutta la stagione di essere in gamba, veloce, aggressivo, tosto e di essere uno che alla lunga potrebbe sfondare. Ma è mai possibile, però, che il proprio compagno di scuderia che nel frattempo fa meglio del russo e che porta punti pesanti alla Toro Rosso, debba trovarsi senza un sedile per la stagione 2015 mentre il ragazzino viene promosso addirittura alla Red Bull? La F1, a volte, è leggermente psicopatica.
N. Hulkenberg: voto 5; S. Perez: voto 2; E. Gutierrez: voto 3; A. Sutil: voto 7; D. Kvyat: voto 6;