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Anche se c’è chi ha candidamente sostenuto che la Formula 1 può puntare a un nuovo apice di popolarità proprio grazie a quanto accaduto a Baku tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, personalmente sono di tutt’altro parere. Anzi, l’affermazione è vera in parte: della polemica tra l’inglese della Mercedes e il tedesco della Ferrari se ne parlerà ancora e forse fino al termine della stagione (sperando che i punti persi da Vettel in Azerbaijan non si rivelino fondamentali per la vittoria del titolo), ma, si può dire tutto tranne che possa trasformarsi in una pubblicità positiva.
Quella tra Hamilton e Vettel è una rapporto di stima e affetto reciproco che risale a un anno fa, quando l’inglese aveva affermato senza mezzi termini che sperava di lottare col tedesco, secondo Lewis l’unico pilota degno di scontrarsi contro lui. Un’asserzione che, più che voler elevare a pari livello il pilota della Ferrari, aveva l’intenzione nemmeno troppo velata di sminuire il primo metro di paragone per Hamilton nel 2016, Rosberg. Da domenica, sono finiti i tempi del rispetto, degli abbracci, delle pacche sulle spalle.
Facciamo un attimo un passo indietro: siamo alla ripartenza dalla seconda safety car scesa in pista. I piloti marciano dietro alla vettura di sicurezza come una diligente carovana. Alla curva 15, la Mercedes di Hamilton si rende protagonista di una netta decelerazione, tanto da obbligare Vettel, che lo seguiva, a una collisione con l’inglese. Il tedesco della Ferrari è estremamente infuriato tanto che inizialmente ricopre il suo avversario di improperi e successivamente si sposta a centro pista per colpire con la sua monoposto la vettura di Hamilton in un ruota a ruota molto pericoloso. Un gesto intenzionale, secondo i commissari che hanno penalizzato il pilota della Ferrari con una sanzione di 10 secondi da scontare allo Stop&Go , senza dimenticare il decurtamento di tre punti dalla Superlicenza rilasciata dalla FIA. Invece a Hamilton non è stata inflitta alcuna sanzione.
La rivalità tra i due ha toccato l’apice a Baku e, ne sono sicura, i restanti Gran Premi potrebbero riservare non poche sorprese. Regolamento alla mano la sanzione che è stata inflitta a Sebastian Vettel è giusta. Il comportamento tenuto da Seb è stato pericoloso, ingiustificabile soprattutto se teniamo conto che il pilota che lo ha attuato è un quattro volte Campione del Mondo di Formula 1, e non un rookie alla prima stagione che vede la possibilità di aggiudicarsi la gara, superando alla ripartenza il pilota di riferimento della Categoria, magari con una con manovra azzardata.
Una cosa accomuna Hamilton e Vettel: quel Mondiale, un’ossessione per entrambi. Più importante di qualsiasi altra cosa. Non c’è quattro volte iridato che tenga quando due piloti lottano per lo stesso obiettivo. Esattamente come già fece con Rosberg, anche tra Lewis e Seb la lotta per il titolo è andata a distruggere quel poco di (finto) rispetto e stima reciproca che potesse scorrere nelle loro vene.
I Campioni, di ogni categoria sportiva, sono spietati, mettono il proprio ego davanti a tutto e tutti, sarebbero pronti a vendere cara la pelle pur di raggiungere l’obiettivo. Il loro motto è il fine giustifica i mezzi. Ma, proprio perché Campioni, bisogna anche capire quale sia quel limite invalicabile da non dover superare, rappresentata in questo casa dalla ruotata di stizza. Gesto tanto ingiustificabile quanto deprecabile.
Ho visto la gara in differita. Ho aspettato a scrivere. E, a differenza di tanti team manager della domenica, prima di dire qualunque cosa ho rivisto le immagini, più volte e, anche se non piacerà ad alcuni dei nostri lettori, Vettel ha fatto completamente la parte del pollo di turno. Che Hamilton sia uno che spesso mette in atto comportamenti a limite del regolamento, che sia un provocatore che vuol passare da verginello, lo pensiamo tutti. Potrebbe perfino rifarlo. Personalmente sono meno propensa a credere che un sano amante del Motorsport (non un tifosotto accecato dal tifo) possa pensare che l’inglese, pilota estremamente intelligente e sadico alle volte, abbia frenato intenzionalmente per farsi colpire da Sebastian Vettel, col rischio poi di rovinare anche la propria vettura.
Non è nemmeno tanto questione di Formula 1 quanto di codice della strada. Chi è davanti fa l’andatura. Può rallentare e approfittarne per riaccelerare e sta a chi è dietro fare attenzione. Vettel si è beccato una penalizzazione giusta per il gesto da bulletto di quartiere, un fallo di reazione che è costato caro alla Ferrari. Sebastian, che più che tedesco nelle proprie vene sembra avere sangue latino, ha avuto una reazione sconsiderata a quello che ha ritenuto essere un dispetto da parte di Hamilton. Ora cosa dovremmo fare: ogni volta che qualcuno ci frena davanti, ci accostiamo e gli diamo una sonora sportellata?
Che poi, bisogna appurare se l’inglese ha frenato o ha solo decellerato. Proprio per questo motivo i commissari in Direzione Gara hanno chiesto alla Mercedes di poter vedere i dati della telemetria dai quali sarebbe emerso come Hamilton non avesse commesso infrazioni né frenando né effettuando improvvise decelerazioni. Lewis ha semplicemente mantenuto in quello stesso punto la stessa velocità della prima ripartenza in presenza di Safety Car.
Non sempre il palmarès da pilota è inversamente proporzionale all’uomo. Riuscire a mantenere la lucidità anche in momenti di grande tensione è il primo dovere di un pilota, visto come modello dai più giovani e da quei bambini e ragazzi che, sfidandosi sui go-kart, sognano di emulare il proprio beniamino. È in momenti come questi che il Campione, che un quattro volte iridato, dovrebbe dimostrare di avere non solo classe ma anche e soprattutto testa. E se solamente la Ferrari e la maggior parte dei ferraristi difendono il gesto di Vettel, qualcosa vorrà pur dire.