A conferma di un interesse sempre più vivo nei confronti del Motorsport giovanile, in questi giorni la Santander Driving Experience ha visto impegnati a Maranello alcuni dei suoi giovani protagonisti in uno stage organizzato presso la Ferrari Driver Academy. Tra di loro, la spagnola Marta Ariza, vincitrice dell’edizione 2013 della Beca Santander-RFEdA Jóvenes Promesas, una borsa di studio ideata cinque anni fa dal Banco spagnolo, lo statunitense Jake Craig, il messicano Axel Matus e il brasiliano Pietro Fittipaldi, nipote del famoso Emerson.
Dopo essersi sottoposti a test medici e fisici, ieri i giovani partecipanti hanno affrontato il simulatore e la Mind Room, mentre, a conclusione del programma, sono scesi in pista di Fiorano, per alcuni giri di pratica al volante di una monoposto: una Formula 4 per Marta, Jake e Axel e una Formula 3 per Pietro. I quattro piloti si sono sottoposti ad analisi mediche, fisiche e mentali e a sessioni nel simulatore con il supporto del collaudatore spagnolo Pedro Martínez de la Rosa. Tra i giovanissimi che sono scesi in pista a Fiorano, uno dei talenti più attesi è stato quello di Marta Ariza. Nonostante la giovanissima iberica non abbia ancora l’età legale per guidare un’automobile, è già ritenuta come una delle promesse dell’automobilismo sportivo, tanto che in molti già la vedono come successore della povera María de Villota, che è morta lo scorso anno per i traumi del suo incidente avvenuto a luglio 2012 a bordo della Marussia.
Da cinque anni è Luca Baldisserri ad occuparsi degli Young Drivers che sono entrati a far parte della Ferrari Driver Academy, occupandosi passo dopo passo il percorso di crescita dei giovani talenti selezionati: «I nostri obiettivi sono due perché oltre al desiderio di trovare il pilota del futuro, allo stesso tempo volevamo puntare su un’esperienza basata sul lavoro di gruppo – ha sottolineato l’ingegnere ex Formula 1 al sito ferrari.com – E sul gruppo abbiamo lavorato, facendo scelte nel complesso positive. Lo scopo primario era e rimane quello di far crescere dei giovani talenti attraverso un programma che si occupa della loro preparazione a 360 gradi, dalla preparazione atletica all’allenamento mentale, dai test in pista alle sessioni al simulatore, seguendoli passo dopo passo nella loro attività agonistica». I criteri per entrare a far parte dell’Academy sono molteplici: «Oltre ai risultati è importante individuare in questi ragazzi una grande motivazione e la capacità di seguire i programmi di allenamento. Generalmente siamo noi dell’Academy a raccogliere informazioni sui soggetti da tenere in considerazione, anche se talvolta ci affidiamo a driver scout esperti sparsi in tutto il mondo – ha continuato – Una volta invitati a Maranello, i giovani piloti vengono sottoposti ad un colloquio e, a seguire, a check-up approfonditi, cui fa seguito un programma di test in pista. A contare molto sono fattori come la dedizione, la precisione e la voglia di arrivare, perché il successo in pista non deriva soltanto dal talento, ma è anche il risultato di un lungo e impegnativo lavoro di preparazione. Anche se sotto un contratto di lungo termine con Ferrari, vengono riconfermati anno per anno».
Ma la parte più difficile non è entrare a far parte della Driver Academy, quanto riuscire a restarci: «Vestire una maglia con il Cavallino Rampante e frequentare le strutture di Maranello non significa essere arrivati. Nella ancora breve storia della nostra scuola chi ha interpretato correttamente il valore di farne parte ha saputo trarne grandi benefici. Questo è solo il primo gradino di una scala molto ripida», ha concluso.