A seguito di una riorganizzazione interna effettuata dalla Ferrari per il reparto motori, Corrado Iotti dall’area GT è diventato capo del gruppo di lavoro del motore termico. Ma questo non è l’unico cambiamento effettuato dal Cavallino Rampante, perché dopo che in estate è stato sostituito il capo progettista Lorenzo Sassi, ora la stessa sorte è toccata a Wolf Zimmermann che non è più il responsabile dell’area power unit. Lo specialista tedesco della combustione era approdato al reparto motori della Scuderia Ferrari, dopo aver lasciato la Mercedes AMG nel 2014 ad ottobre. Inoltre in questi tre anni ha curato la partnership tra il Cavallino Rampante e l’austriaca AvL, e cessata tale collaborazione alla scadenza del contratto, visti gli scarsi risultati specialmente in materia di combustione interna, emersi dall’azienda di Graz, specializzata nella produzione dei banchi di prova, la Ferrari ha dovuto effettuare una riorganizzazione dello staff.
Lo sviluppo promesso, non in linea con le aspettative della Rossa di Maranello, non hanno lasciato scelta a Sergio Marchionne ed al direttore tecnico Mattia Binotto. A nulla è servita l’amicizia tra i due presidenti, che aveva reso possibile la nascita di tale collaborazione. Per quanto riguarda le promesse non all’altezza delle aspettative, si può pensare anche al super-motore per il 2018 che Lorenzo Sassi aveva impostato, in modo da dover contrastare nettamente la Mercedes in termini di potenza. Si parlava addirittura di un aumento di potenza superiore ai 40 cavalli, sebbene la power unit deve durare per sette Gran Premi, dato che secondo il regolamento, dalla prossima stagione saranno disponibili soltanto tre unità a pilota, per non incorrere in penalità.
Perciò visto che la Ferrari sembrava la vettura più evoluta e completa dal punto di vista aerodinamico e del telaio, in quanto Sebastian Vettel fino all’estate ha guidato la Classifica del Mondiale Piloti e lottava per il titolo iridato con Lewis Hamilton, in un certo senso per cercare di facilitare le cose, Sergio Marchionne ha ritenuto opportuno che il motore del 2018 potesse anticipare il suo debutto nel 2017, precisamente al Gran Premio di casa, in Italia a Monza, omologando tale power unit come quarto motore della stagione, non solo per aiutare nella lotta per il titolo, ma anche per recuperare la potenza che si sarebbe persa a causa della riduzione del consumo di olio come “additivo” del carburante da 1,2 kg ogni 100 km, al nuovo limite di 0,9 kg. Ma la speranza di poter far bene, le alte aspettative e l’ottimismo che tale motore aveva generato, si sono scontrati con la più dura realtà, perché i pessimi risultati in termini di affidabilità hanno fatto da padroni.
Infatti la power unit durava anche meno dei quattro GP di vita che avrebbero permesso l’omologazione, quindi come avrebbe potuto durarne ben sette nel 2018? I “temi” di sviluppo del nuovo motore affidati alla AvL avevano toppato alla grande e perciò Mattia Binotto ha dovuto rivedere completamente i suoi piani riguardanti la power unit a metà estate. Forse questo è sufficiente per spiegare le rotture avvenute nella fase decisiva del campionato ed i vani tentativi di contrastare la supremazia della Mercedes. Quindi viene lecito pensare che i cedimenti del condotto del compressore e della candela non sono state le cause dirette delle rotture avvenute, bensì gli effetti. Ecco perché la Ferrari ha ritenuto opportuno anzi necessario cambiare completamente direzione per la definizione dei motori della prossima stagione. Tutto ciò spiega la decisione di progettare i motori Ferrari nuovamente solo a Maranello, aprendo così un nuovo ciclo, con cui il presidente Sergio Marchionne si aspetta di fare il tanto atteso salto di qualità.
La strada imboccata sarà quella giusta? Non ci resta che aspettare la prossima stagione, per avere una degna risposta su eventuali dubbi.