© Red Bull press area
La notizia è stata confermata la scorsa settimana: Brendon Hartley, vincitore quest’anno della 24 Ore di Le Mans e Campione del Mondo Endurance nel 2015 assieme a Webber e Bernhard, sarà il pilota che porterà in pista la STR12 nell’imminente GP degli Stati Uniti, al via questo weekend sul circuito di Austin.
Secondo le indiscrezioni ufficiali si tratta di un’unica apparizione nella massima serie automobilistica… ma se invece fosse un “ritorno” per un periodo ben più lungo? Sì, perchè di un ritorno si tratta quello di cui è protagonista Hartley, dal momento che il neozelandese era arrivato nel Circus iridato già nel triennio 2008-2010, grazie al ruolo di tester e pilota di riserva della Toro Rosso e, di conseguenza, della casa madre Red Bull.
All’epoca, però, Brendon fu “silurato” dal programma giovani piloti del team di Milton Keynes, perchè le sue performance non erano all’altezza di quelle sfoggiate da Daniel Ricciardo. Helmut Marko, quindi, decise di lasciarlo a piedi facendo entrare altre giovani promesse, che al momento però scarseggiano nel vivaio del reparto corse dei bibitari. Per questo motivo è stato chiamato in causa Hartley, già adocchiato dalla compagine faentina quando era ormai evidente il passaggio di Carlos Sainz Jr alla Renault.
Prima di lui, però, c’era un altro nome che girava per ricoprire il sedile scoperto della STR12 dello spagnolo: si trattava di Josef Newgarden, fresco vincitore della Indycar che, purtroppo, non ha potuto cogliere l’opportunità della Formula 1 per lo stretto legame contrattuale che lo vincola al team Penske della serie americana. A quel punto, quindi, è rispuntato il giovane Brendon, al quale sarà data ad Austin una “seconda possibilità” per meritarsi un posto nella massima serie automobilistica.
Sarà una semplice “toccata e fuga” oppure qualcosa di più, come rivelano le insistenti voci di corridoio del paddock che lo vogliono al volante della Toro Rosso fino alla fine della stagione 2017 per poi vederlo nella prossima in veste di titolare al fianco di Gasly? Solamente il metro di giudizio del cronometro saprà dare il verdetto finale: l’unica certezza è che il suo esordio sul Circuit of The Americas non sarà privo di complicazioni, ma da un pilota provetto come lo è Hartley (ricordiamoci che è un professionista del Mondiale Endurance) ci si può aspettare di tutto e di più.