Credits: © Mercedes Press Area
Conclusasi la prima tornata di test della stagione 2017 sono molte le domande che gli addetti ai lavori e gli appassionati si stanno ponendo in merito ai valori di forza che vedremo in pista in Australia tra meno di tre settimane. La realtà delle cose è che, sebbene gli interrogativi e le facili deduzioni siano parecchie, le risposte in nostro possesso sono veramente poche. Allo stato attuale delle cose è possibile solo trarre alcuni spunti di riflessione cercando di soppesare attentamente i dati a nostra disposizione, in considerazione del fatto che, mentre alcuni portano con se molte informazioni che possono rivelarsi veritiere a lungo termine, altri sono del tutto effimeri e provvisori, oltre che magari ingannevoli.
AFFIDABILITA’ E GIRI PERCORSI – Sicuramente questo è uno degli aspetti a cui bisogna dare maggior peso per diversi motivi. Innanzitutto alcuni motoristi, la Honda in particolare, hanno rivisto in buona parte, se non addirittura completamente, il layout della propria Power Unit e quindi questo test può considerarsi a tutti gli effetti la “prima volta” che le unità motrici modificate scendono in pista al di fuori delle collaudate prove svolte al banco in fabbrica. Quindi, è proprio in questa occasione che gli eventuali difetti di gioventù o nel caso peggiore gli errori di progettazione vengono a galla.
Infatti, i cosiddetti nodi sono venuti al pettine fin dal primo giorno nel caso proprio della Honda. La McLaren nei primi due giorni ha dovuto sostituire ben due propulsori (tre Power Unit usate in totale nella quattro giorni di test), e secondo le indiscrezioni della stampa è emerso un vero e proprio difetto nella progettazione del serbatoio dell’olio connesso con le valvole, tant’è che si è dovuto correre ai ripari con una modifica provvisoria per proseguire (o meglio, iniziare) i test. Le due unità motrici sono state spedite subito in Giappone per ulteriori approfondimenti, ma è chiaro che, se l’indiscrezione fosse confermata, la modifica comporterà con se delle complicazioni in quanto potrebbe essere necessario rivedere anche la disposizione di altri elementi del propulsore. L’unica fortuna (per così dire) risiede nel fatto che i tokens, i cosiddetti gettoni da spendere per gli interventi di modifica sul motore, sono stati aboliti a partire da questa stagione. Pertanto, la Honda ha libertà di intervento.
In totale, la scuderia di Woking è riuscita a coprire una distanza di appena 968 km, ben duecento in meno rispetto ad un anno fa, e soprattutto all’ultimo posto tra i team in quanto a giri percorsi.
Meglio, ma con qualche inciampo, in casa Renault. Tutti e tre i team che montano il nuovo propulsore R.E17 della casa della losanga (Red Bull, Toro Rosso e Renault appunto) hanno avuto problemi con gli scarichi, un componente realizzato da fornitori diversi per ciascun team, a significare, quindi, che il difetto non risiederebbe nello scarico stesso, bensì nell’integrazione delle diverse parti tra loro.
Più grave il problema occorso a Sainz che mercoledì si è ritrovato in pista senza olio a causa di un cedimento nell’impianto di lubrificazione, mentre giovedì pomeriggio non ha potuto neanche girare in quanto in mattinata il motore Renault ha ceduto durante l’installation lap con Kvyat. Non è andata meglio a Ricciardo che, pronti via, lunedì si è dovuto fermare in pista subito dopo pochi giri a causa di un allarme segnalato da uno dei sensori dell’unità motrice.
Problemi di gioventù insomma per il motore francese che risulta essere nuovo al 95% e che ha costretto i tecnici a fare, per il momento, qualche passo indietro rispolverando alcune soluzioni del 2016.
Tirando le somme nessun team tra Red Bull, Toro Rosso e Renault è riuscito a superare le distanze coperte nei test di Barcellona 2016. Peggio di tutti è andata proprio alla Toro Rosso che ha dimezzato, passando da 2080 km a 1084 km, appena meglio il team ufficiale francese con 1126 km ed al top la scuderia di Milton Keynes con 1368 km.
Decisamente meglio è andata per i motorizzati Ferrari e Mercedes, gli unici motoristi promossi per il momento.
Il team campione del mondo è quello che ha messo a referto il maggior numero di giri percorsi, ben 558 giri per un totale di 2597 km percorsi. Tuttavia, a causa di un problema elettrico riscontrato giovedì mattina il chilometraggio coperto dalla W08 risulta inferiore rispetto a quanto segnato sempre nei primi test stagionali dello scorso anno : allora la distanza percorsa era stata di 3142 km. Bisogna comunque dire che nel complesso la scuderia tedesca ha girato con una sola power unit su una distanza pari a quella di otto gran premi, elemento molto importante considerando che per l’intera stagione 2017 si avranno a disposizione appena quattro unità motrici.
Un po’ più tortuoso è stato il cammino per i due team clienti, Force India e Williams, per motivi opposti.
La squadra di Vijay Mallya è stata fermata da un problema allo scarico, nel quale si sono aperte delle crepe. Il componente viene realizzato direttamente dal team anglo-indiano seguendo alcune indicazioni fornite dalla Mercedes, la quale ha ordinato che i piloni di sostegno dell’ala posteriore passino all’interno dello scarico stesso, rendendo il disegno e la realizzazione molto più complicata. Nonostante ciò Perez ed Ocon sono riusciti a percorrere 1294 km.
Il team di Sir Frank Williams, invece, ha avuto a che fare con un problema inaspettato : si tratta di Lance Stroll. Il giovanissimo esordiente canadese è andato a sbattere ben tre volte, costringendo la squadra prima ad interrompere anticipatamente il lavoro martedì pomeriggio a causa della mancanza di un’ala posteriore di ricambio, ed infine a rinunciare all’intera giornata di giovedì a causa dell’incidente di mercoledì in cui è stato gravemente danneggiato il telaio della FW40. Ciò ha relegato la scuderia di Groove al penultimo posto in quanto a giri percorsi : appena 991 km all’attivo, una ventina in più della McLaren, sebbene in questo caso l’affidabilità non ha dato preoccupazioni ai tecnici per il momento.
Sensazioni positive per la Ferrari, secondo team in quanto a km totali macinati : ben 2178 contro i 1643 della prima sessione di test del 2016. Quindi, ben 535 in più rispetto ad un anno fa, ma soprattutto senza nessun guasto grave. L’unica preoccupazione è stato lo stop di Vettel sul rettilineo principale a pochi minuti dal termine della terza giornata dopo più di 130 giri all’attivo. Un guasto su cui non sono state fornite ulteriori spiegazioni, ma che non ha comunque ostacolato l’attività in pista, a differenza di quanto successo nel day 3 dei test 2016, quando Raikkonen perse tutta la mattinata a causa di un problema al cambio (che si sarebbero poi purtroppo ripetuti per buona parte della stagione). Anche il cavallino ha portato a termine la quattro giorni di prove utilizzando una sola power unit.
L’altro team ad aver incrementato il chilometraggio è stata la Haas con 1596 km all’attivo senza problemi, ed infine la Sauber, terza dietro Mercedes e Ferrari con 1624 km macinati. Occorre precisare che il team svizzero aveva coperto una distanza di 2010 km un anno fa e che è stata rallentata da una rottura al propulsore nella seconda giornata che li ha obbligati a montarne un altro. Sauber che, però, per ragioni economiche utilizza la power unit 061 made in Maranello del 2016 e non la specifica 062 per il 2017 utilizzata dalla Ferrari e dalla Haas.
In totale le power unit Mercedes hanno totalizzato 4879 km contro i 3776 km di quelle Ferrari, senza accusare nessun tipo di problemi entrambe. Con la sola differenza che quelle Mercedes sono utilizzate da tre team, contro i due della Ferrari.