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Serviva una prova di forza, che rimettesse in corsa per il Titolo Mondiale la Rossa di Maranello. Una prova d’orgoglio immediata, che mostrasse il potenziale della SF70H anche su una pista come Suzuka, più favorevole alla Mercedes visto il suo velocissimo layout a forma di otto. E invece… eccolo là, Sebastian Vettel, davanti a tutti fin dalle prime prove libere del GP del Giappone.
Il tedesco della Ferrari ha mostrato subito le proprie carte e, all’esordio sull’ottovolante nipponico, si è preso la prima posizione con un sorprendente 1’29”166: un tempo stratosferico se pensiamo che la pole position dell’anno scorso era ferma a quell’1’30”647 di Nico Rosberg e siamo solamente nelle FP1…
Tra l’altro, un crono firmato con un treno di gomme Supersoft già usato e influenzato dalla presenza nell’ultimo settore di pista di un Marcus Ericsson che procedeva a passo di lumaca (per gli standard del 30enne di Heppenheim).
Di fronte a tale reazione, la Mercedes è stata costretta a correre ai ripari grazie esclusivamente alla sua punta di diamante Lewis Hamilton, capace di centrare il secondo miglior tempo a 211 millesimi dal rivale in rosso. Stavolta il tre volte Campione del Mondo britannico ha sfruttato quel pacchetto aerodinamico che era stato destinato in Malesia esclusivamente a Valtteri Bottas: a quanto pare anche Hammer ne ha tratto qualche giovamento, ma è ancora presto per dire se sarà efficace o meno nei confronti della velocissima SF70H.
Si è confermata una volta di più nelle posizioni di vertice la Red Bull, grazie a un Daniel Ricciardo che ha arpionato il gradino più basso del podio virtuale: anche senza il “bottone magico” sul quale i tecnici Renault stanno lavorando in ottica 2018, la RB13 si è dimostrata velocissima a Suzuka, al punto da tenere dietro la seconda Ferrari di Kimi Raikkonen, solamente quarto ma capace di vincere la sfida con il connazionale Valtteri Bottas, quinto. I due finlandesi pagano rispettivamente 472 e 985 millesimi dalla vetta: da questo dato è evidente chi è quello in maggiore difficoltà, che a quanto pare non ha risolto i problemi (non di natura tecnica) che lo stanno affliggendo negli ultimi appuntamenti.
Buona la prestazione di Esteban Ocon, “primo degli altri” di poco staccato da Max Verstappen e leggermente più veloce di Nico Hulkenberg. Un bentornato in top ten a Romain Grosjean, nono dopo aver patito quello spaventoso botto a Sepang a causa di un tombino che non voleva saperne di rimanere in posizione. Convincente, a sua volta, il risultato portato a casa da Stoffel Vandoorne, una volta di più nei primi dieci e capace di scalzare sia Magnussen che il compagno di squadra Fernando Alonso.
Ha dato spettacolo, infine, a Suzuka lo spagnolo Carlos Sainz Jr, protagonista di un incidente alla curva 11 quando, in accelerazione, ha perso il controllo della sua STR12 finendo largo contro le barriere di protezione di sinistra. Un crash terminato, poi, in mezzo all’asfalto e che ha costretto gli stewards ad esporre la bandiera rossa, ma che non ha impedito al pilota iberico di far vedere chi comanda in casa Toro Rosso al nuovo pupillo del Circus iridato, Pierre Gasly.